"Spencer", il film che trasforma Lady D da vittima a eroina

Dopo mesi di attesa, è uscito nelle sale italiane "Spencer", il film su Lady Diana del regista cileno Pablo Larraìn. Cosa è accaduto realmente in quei tre giorni passati a Sandringham nel 1991? Scopriamolo insieme

"Spencer", il film che trasforma Lady D da vittima a eroina

"Una favola tratta da una tragedia vera". Il regista Pablo Larraìn inizia così "Spencer", il suo racconto dell’ultimo Natale di Lady Diana a Sandringham. È una vera dichiarazione d’intenti, l’essenza profonda del lungometraggio. Lo scriveremo subito: questo non è un docu-film e non ha nemmeno la pretesa di esserlo, nonostante l’attrice Kristen Stewart abbia lasciato con la sua interpretazione uno dei ritratti di Lady D più intensi e veritieri di sempre. "Su Diana è stato detto di tutto, nei giornali, nei libri, nelle riviste – ha dichiarato il regista cileno -. Un’infinità di storie, alcune vere, altre no. Abbiamo svolto una ricerca molto approfondita sulla sua vita, sulle tradizioni natalizie dei Windsor e sulle storie dei fantasmi di Sandringham House. Eppure i membri della royal family sono estremamente discreti. Non appena concludono le apparizioni pubbliche, le porte del palazzo si richiudono e non si sa più nulla di loro. Questo ha alimentato la nostra fantasia". La storia nata dalla mente di Larraìn è quindi pura immaginazione, eppure allo stesso tempo autentica.

La separazione tra la principessa del Galles e il principe Carlo d’Inghilterra è stata ufficializzata esattamente un anno dopo dai fatti narrati, a dicembre 1992, ma in quel Natale 1991 tutto era già chiaro. Subito dopo la nascita del principe Harry (1984), il matrimonio dell’erede al trono del Regno Unito ha cominciato a frantumarsi gradualmente. Entrambi i consorti avevano delle relazioni extra-coniugali: lui con Camilla Parker Bowls, l’amore di sempre, Diana prima con Barry Mannakee, sua guardia del corpo, poi con James Hewitt, l’istruttore di equitazione. Tutti sapevano, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Era più importante salvaguardare quel clima natalizio tanto caro alla regina Elisabetta II. È da qui che parte la narrazione di Pablo Larraìn.

Spencer, Diana e Carlo nel film

La trama di “Spencer”

Sandringham, 1991. I preparativi per il Natale sono in pieno fermento: gli chef allestiscono il loro "campo di battaglia" in cucina, l’esercito vigila sulla tenuta tenendo lontani gli occhi indiscreti dei paparazzi, la servitù aspetta l’arrivo della regina Elisabetta II, del marito Filippo e dei loro adorabili corgi, i fucili vengono predisposti per la caccia, i primi invitati arrivano a corte e iniziano i festeggiamenti natalizi salendo sulla bilancia. La tradizione ha origine ai tempi del re Edoardo VII: gli ospiti vengono pesati sia all’arrivo sia alla partenza, per valutare se la permanenza a Sandringham sia stata per loro piacevole o meno.

È facile immaginare che questo clima di festa sia per Lady D una vera tortura: lei che odia il cibo e la bilancia, ancor più la caccia, la vita di campagna e la sua "favola" nel ruolo di moglie del principe Carlo. Eppure c’è stato un tempo in cui stare a Sandringham era di suo gradimento: quando era solo una Spencer. Diana in quella cittadina della Contea di Norfolk, a pochi passi dalla tenuta reale, vi era nata e lì erano ambientati i ricordi più felici della sua infanzia. Le ritorna tutto in mente alla vista di uno spaventapasseri che lei stessa aveva costruito da bambina, usando una giacca dismessa di suo padre, il conte Spencer. Persa tra i campi e le sue memorie, la principessa arriva in ritardo alla cena della Vigilia di Natale, attirando a sé le attenzioni dei presenti fin dalla prima sera.

Il soggiorno di Diana dura solo tre giorni, ma sembra interminabile: la principessa crede di essere continuamente osservata e controllata dal marito, dalla Regina, dalla servitù, dalla stampa. Sandringham per lei è come una prigione dorata, da cui è difficile scappare. Il regalo che il principe Carlo le fa trovare sotto l’albero è la goccia che fa traboccare il vaso: una collana di perle, simile (per non dire identica) a quella che ha ricevuto in dono Camilla dal suo amante. Questa consapevolezza manda Diana totalmente in tilt. Fa di tutto per attirare l’attenzione: arriva in ritardo a ogni appuntamento, mangia a malapena, passa molto tempo in bagno a vomitare quel poco che aveva ingurgitato, inizia a soffrire di allucinazioni. Trova conforto nell’affetto dei figli, William e Harry, del cuoco Darren e della guardarobiera Maggie. La lettura di una biografia di Anna Bolena, la moglie decapitata da Enrico VIII, sua vecchia antenata, l’accompagnerà per tutta la permanenza a Sandringham, aiutandola a metabolizzare la fine del suo matrimonio. Al termine di questi tre giorni, Lady D è una donna diversa, una principessa pronta a rinunciare al suo ruolo di regina pur di essere felice.

"Spencer" tra imperdonabili leggerezze e innegabili verità

Nonostante Pablo Larraìn avesse fatto una "ricerca molto approfondita" su quei giorni, più di qualcosa è sfuggito alla sua attenzione. In una delle primissime scene, mentre i cuochi sistemano nelle celle frigo le pietanze, ecco apparire in bella vista delle enormi e succulente aragoste. Questo crostaceo è un vero status symbol, indice di ricchezza e prestigio, ma difficilmente lo troverete in un banchetto organizzato dalla regina Elisabetta, essendo un alimento altamente allergizzante.

L’infanzia di Lady Diana, inoltre, non è stata così rosea come il regista vuol far credere. I suoi genitori si erano separati quando era piccola e la madre l’aveva abbandonata per stare con il suo amante. Questi avvenimenti avevano segnato Lady Diana profondamente. Il padre, dopo anni di solitudine, si era risposato con Raine, contessa di Dartmouth. La donna non aveva riscosso molto entusiasmo in famiglia, anzi diremmo tutt’altro: durante il suo primo Natale in casa Spencer, Diana le aveva regalato la biografia di Maria Antonietta, la regina francese morta decapitata.

Questo episodio ricorda molto quello raccontato da Larraìn, in cui il Maggiore Alistair Gregory fa trovare a Lady D un libro su Anna Bolena, come avvertimento. La lettura sembra suggestionare molto la principessa, che inizia a vedere ripetutamente il fantasma della vecchia antenata, incarnando in questa figura tutte le sue ansie e insicurezze. Nonostante le similitudini tra le due donne siano lampanti (sono entrambe mogli tradite e abbandonate dall’uomo che amano), pare che Lady Diana non fosse affatto ossessionata da Anna Bolena. Ma come è risaputo aveva altri tormenti: Diana credeva di essere al centro di vari complotti, come quello secondo cui il principe Carlo avrebbe voluto vederla morta. Alla luce di questo, non è così improbabile che Lady D in vena di confidenze avesse potuto domandare al fedele cuoco Darren: "Pensi che mi uccideranno?".

Spencer, il film su Lady D

Pablo Larraìn non ha taciuto neanche sui dieci anni in cui la principessa del Galles ha sofferto di bulimia. Sulla scia di The Crown, il regista ha messo sullo schermo delle scene molto crude e dolorose, in cui Diana è sola e disperata tra le mura dei bagni reali. Non sono fantasie nemmeno i tentativi di suicidio e i numerosi momenti in cui la principessa si è mostrata piangente e fragile davanti ai suoi figli, sempre pronti a consolarla. È altrettanto vero che Diana fosse una madre tenera, premurosa e divertente, che portava i suoi bambini a mangiare di nascosto nei fast-food, e che lottava con tutte le sue forze per proteggere la libertà dei principini. Ha sempre messo William e Harry al primo posto, anche a suo discapito. Diana era pur sempre una Spencer, era stata educata come tale, sapeva di essere la madre del futuro re d’Inghilterra e che non sarebbe stato saggio "dare spettacolo" davanti alla famiglia reale, come ha chiarito in un’intervista a People l’esperta royal Ingrid Seward. Sicuramente era riuscita a tener testa alla regina Elisabetta e al suo entourage anche in occasione di quel terribile Natale del 1991, che non per questo è stato meno triste, solitario ed angosciante di quello interpretato dall’attrice Kristen Stewart in "Spencer".

Se Diana era molto brava a fare “buon viso e cattivo gioco”, la royal family inglese, al contrario, non era affatto gelida come Larraìn racconta. Spesso si commette l’errore di confondere il rigore e la disciplina con l’indifferenza. Filippo ed Elisabetta avevano sempre pensato a Diana come a "one of us", una persona di famiglia. Le avevano perdonato di tutto, dai capricci alle relazioni extra-coniugali. Ad eccezione dell’intervista rilasciata al giornalista Martin Bashir anni dopo, nel 1995. Quell’episodio ha cambiato la vita della principessa per sempre. Senza quel momento Diana non avrebbe perso il titolo di Altezza reale e la sua scorta, non sarebbe morta e forse non ci sarebbe stato neanche questo film.

La morte di Lady Diana ha avvolto la sua figura nel mistero, creando nell’opinione pubblica una curiosità che ancora oggi non trova risposta e che Pablo Larraìn con il suo "Spencer" ha cercato di soddisfare. La sua Diana è oscura, gioiosa, ansiosa, realista, rassegnata, ribelle, prigioniera e libera. È tutto e il contrario di tutto, perché è terribilmente viva.

Scegliendo di non diventare regina, la Diana di Larraìn è riuscita a conquistarsi quel lieto fine che qualsiasi principessa merita, ha trasformato quella che era a tutti gli effetti una tragedia in una bellissima favola moderna. Lady D non è più una vittima ma un'eroina, il regista le ha dato una dignità che non aveva mai avuto prima. Ci è voluto un pizzico di fantasia, ma in "Spencer" anche Diana ha avuto il suo happy end.

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