“Sulla stessa onda”, teen movie italiano su amore e malattia

Il nuovo film originale di Netflix non è molto incisivo dal punto di vista cinematografico, ma ha nella delicatezza qualcosa di raro e nei giovani interpreti un duo che si fa ricordare

“Sulla stessa onda”, teen movie italiano su amore e malattia

Su Netflix arriva oggi Sulla stessa onda, un dramma romantico adolescenziale che si inserisce nel filone, prima letterario e poi cinematografico, delle storie d’amore tra giovanissimi funestate dal problema di salute di uno dei due (o di entrambi). Per intenderci, quello che ha avuto nello statunitense “Colpa delle stelle” uno dei titoli recenti più noti. “Sulla stessa onda”, però, che costituisce per Massimiliano Camaiti il debutto alla regia di un lungometraggio, si mantiene lontano dalla messa in scena emotivamente ricattatoria che pare essere la regola per gli altri film che trattano gli stessi argomenti. Predilige raccontare con inusitato pudore i sentimenti e la sofferenza, laddove altri investono sul sentire esasperato e talvolta melenso attribuibile ai teenagers.

“Sulla stessa onda” non è un film degno di nota dal punto di vista prettamente cinematografico, ma è interessante per il modo aggraziato con cui sa inquadrare un primo amore oscurato da una brutta diagnosi medica.

L’incipit è su uno scorcio di fine estate, in un’isola siciliana. Lorenzo e Sara, conosciutisi ad un corso di vela in cui lui è assistente istruttore e lei l’allieva saputella, s’innamorano e vivono momenti di estatica spensieratezza. La loro storia, però, al ritorno in città, inizia a perdere colpi. Non si tratta della difficoltà tipica delle intese nate tra salsedine e brezza estiva ma destinate a spegnersi nella vita di tutti i giorni. Qui c’è altro. L’improvvisa ritrosia della ragazza deriva dall’aver appreso del peggioramento della propria malattia. Da tre anni Sara, infatti, convive con un segreto noto solo ai genitori e alla migliore amica: è affetta da una distrofia degenerativa. Si domanda quindi che senso abbia continuare a fare coppia con Lorenzo se presto potrebbe trovarsi su una sedia a rotelle o, peggio, con una ridotta aspettativa di vita. Lorenzo, messo a conoscenza del problema, la convincerà a rendere eterno ogni momento del loro presente.

Sara e Leonardo, conservando ingenuità ed innocenza nonostante si vedano costretti a crescere in fretta, hanno l’intuizione coraggiosa di condividere più avventure possibile, addirittura quella di una competizione velica spossante per il fisico di lei. Sono consci di come il trucco per fissare in maniera indelebile l’attimo, costi quel che costi, sia donargli intensità.

Da salvare, oltre al messaggio del film, è senz’altro il cast, sia per quanto concerne gli attori d’esperienza alle prese con ruoli adulti (Donatella Finocchiaro, Corrado Invernizzi e Vincenzo Amato), sia riguardo ai giovani al centro della scena (i deliziosi Roberto Christian e Sofia Migliara), semplici, affiatati e bravi a lavorare di sottrazione.

Funzionali a dare spessore al racconto, arrivano vari intermezzi onirici legati all’elaborazione del lutto materno da parte di Lorenzo, il cui padre, invece, cristallizzato nella disgrazia, costituisce per il ragazzo il timore incarnato di finire allo stesso modo.

Più che nel solito teen movie che racconta di un giovane amore più forte di ogni ostacolo, siamo in un’opera prima dalla cui compostezza di sentimenti sboccia un monito universale: si deve aver cura di un amore una volta che è nato, non ha importanza se già condannato ad una fine precoce. Bisogna condurlo fin dove sarà possibile, creando ricordi che rischiareranno i tempi bui.

Vedere una sedicenne e il suo ragazzo, di appena un anno più grande, dirsi tutto in taciturni sguardi luminosi, grazie alla magia che nasce dalla complicità vera, insegna ad assaporare il famoso “qui e ora” da cui siamo sradicati troppo spesso a causa della ruminazione mentale sul passato o sul futuro.

I protagonisti si impegnano ad aggiungere vita ai giorni ed in questo sono forse più vicini al significato dell’esistenza di quanto lo siano i loro genitori, prigionieri di un comprensibile istinto protettivo. Sono innamorati tra cui trionfano i non detti, per reciproca timidezza o forse perché le emozioni viaggiano più veloci delle parole, mentre la variabile disorientante della malattia combatte contro la loro volontà di rendere eterno ogni gesto o sorriso.

Abbandonarsi alla gioia anziché alla sfiducia, credendo che se “vivi ogni attimo, durerà per sempre”, è un suggerimento che trascende, nella sua validità, l’età anagrafica di chi si trovi a riceverlo.

In questo senso, il film di Camaiti è un piccolo antidoto al pessimismo dilagante e degenerativo (come la malattia della protagonista) che contraddistingue tempi in cui siamo davvero tutti “sulla stessa onda”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica