Le ultime ore di Pasolini tra passioni violente e paradisi immaginari

Troppo caotico il film di Ferrara sul poeta friulano. Affascina la parte sui progetti incompiuti. Come l'opera mai girata sulla ricerca dell'aldilà (che non c'è)

Le ultime ore di Pasolini tra passioni violente e paradisi immaginari

nostro inviato a Venezia

In mancanza del film su Pier Paolo Pasolini firmato da Bernardo Bertolucci e in attesa de La macchinazione di David Grieco con Massimo Ranieri nel ruolo dello scrittore e regista di Casarsa del Friuli, ci prendiamo questo Pasolini di Abel Ferrara, in concorso al Lido, e in uscita il 25 settembre. Proprio ieri ricorrevano i cinquant'anni della presentazione alla Mostra di Venezia de Il vangelo secondo Matteo , non sarebbe stato male ricordarlo. L'anno prossimo, invece, cadranno i quarant'anni della morte di PPP, trovato cadavere sul litorale di Ostia il 2 novembre 1975. Ci attende, dunque, nei prossimi mesi, una discreta dose di pasolinismo, speriamo il più possibile rispettoso del vero.

Lungi dall'ambizione di chiarire le ultime zone d'ombra sulla sua fine violenta, Ferrara si è accostato al suo personaggio con grande umiltà: «Sono cresciuto guardando i suoi film, mentre lui è cresciuto senza guardare i miei. Ma essendo buddista tendo a meditare sui miei maestri. Perciò, raccontando le ultime 48 ore di Pasolini, ho provato a rendere la sua vita, i suoi progetti, le sue passioni e compassioni». Ci è riuscito? Solo in piccola parte, in verità. Al punto che forse sarebbe stato corretto un titolo temporalmente più definito, tipo L'ultima notte di Pasolini . «Ma no, che titolo è», è sbottato Ninetto Davoli in una delle conferenze stampa più affollate della Mostra. «Non bastano 48 ore per raccontare Pasolini. Ma il film lo racconta com'era, scomodo, uno che metteva sotto gli occhi della gente cose che sconvolgevano e per questo suscitava polemiche. Denunciava la ricerca del superfluo e il consumismo perché era convinto che avrebbe ucciso i valori».

Oltre alla morte al Lido di Ostia, picchiato da un gruppo di balordi al termine di una notte depravata con Pino Pelosi, nel film si vedono e ascoltano soprattutto i progetti cui Pasolini stava lavorando negli ultimi giorni. Si comincia con un'intervista a una televisione francese e un pranzo con la madre (Adriana Asti) che lo chiama alla friulana «Pieruti», Nico Naldini (Valerio Mastandrea) e Laura Betti (Maria de Medeiros). Si prosegue con la famosa intervista a Furio Colombo, contenente la denuncia degli intellettuali come «marionette che hanno il corpo voltato da una parte e la testa dall'altra». Si avanza con il montaggio di Salò o le 120 giornate di Sodoma , i testi di Petrolio e di Porno-Teo-Kolossal . Proprio un'anticipazione della messa in scena di questo lavoro, con Ninetto Davoli che interpreta il ruolo di Epifanio destinato a Eduardo De Filippo e Riccardo Scamarcio che impersona lo stesso Davoli, è l'idea migliore del film. Scamarcio-Davoli ed Epifanio seguono una cometa che dovrebbe condurli al Paradiso. Che però si scopre non esserci. Il viaggio, tuttavia, è servito a vedere meglio, da lontano, il nostro mondo. «Non resta che aspettare, qualcosa succederà», conclude Scamarcio.

Con l'eccezione di questa suggestione, di un Dafoe molto somigliante («ho cercato di abitare le sue passioni e i suoi pensieri in un rapporto molto personale e privato»), il film scorre senza emozionare in un intreccio di verità storiche, testi originali e invenzioni. E soprattutto senza trasmettere la statura e la vera dirompenza dello scrittore-regista friulano. Complicato anche l'uso delle lingue, con Dafoe che parla inglese per esigenze di produzione, ma si esprime in italiano nei dialoghi con i ragazzi di vita (in Italia sarà doppiato da Gaetano Gifuni). Di qualità la colonna sonora, composta in prevalenza da musiche amate da Pasolini, molto Bach e la celebre «Cavatina di Rosina» del Barbiere di Siviglia cantata da Maria Callas.

«Quando Ferrara mi ha proposto la parte non ero sicura di potercela fare», ha svelato Adriana Asti. «Poi ho visto Willem così uguale a Pier Paolo e ho voluto essere sua madre, Susanna».

Legata a Pasolini da profonda amicizia, ha poi ricordato: «Ero sul set de L'eredità Ferramonti di Bolognini quando seppi cosa era accaduto a Pier Paolo. Ero convinta che fosse immortale, ma si sa quando si è giovani si pensa in questo modo».

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