«Milano è un enorme conglomerato di eremiti» e la citazione di Montale, messa all'inizio del romanzo, è perfetta per sintetizzare il giudizio che ha, del capoluogo lombardo, Enrico Vanzina. Una giornata di nebbia a Milano (HarperCollins) sembra il contraltare di La sera a Roma, altro giallo prodotto da Vanzina, 3 anni fa.
Nel nuovo libro, il protagonista, Luca Restelli, va a lavorare, avvolto nella nebbia, nella redazione di un vecchio quotidiano milanese, dove si occupa di recensire libri. Occasione propizia per permettere al figlio del grande Steno di esprimere il primo di tanti giudizi. «Sono coglionacci allo stato puro. Maschietti in girocollo, con le gambe fasciate da tubi di velluto a coste; le sciure, sono insaccate nel gusto me too, fate ignoranti che nemmeno tre etti di testosterone iniettato in vena te lo farebbe alzare». Arriva la notizia di un omicidio in corso Vercelli. Un uomo è stato ammazzato a colpi di pistola alla testa. La vittima è Giovanni Restelli, il padre di Luca e l'indiziata è la madre. Per il giornalista culturale inizia un incubo che lo porterà a svolgere un'indagine parallela alla polizia, per scoprire la verità e scagionare la mamma. Per farlo, si farà aiutare da un amico scrittore, Finnekens, soprannominato il Fenomeno, che, a differenza di Scientifica e Ris, usa i topoi della letteratura. Ed ecco che il libro si trasforma in un viaggio attraverso autori ai più sconosciuti, come il russo Zamjatin di Noi, il primo romanzo messo al bando dai comunisti durante la Rivoluzione. Così come una critica sui luoghi comuni del romanzo giallo, con modelli mai autentici perché «la logica non spiega un beato c...o. Ogni delitto è un prototipo e per capirne la dinamica serve culo. Dietro ogni omicidio ci sono sempre due o tre casualità e gli scrittori non si preoccupano di questo disordine». Non mancano, ovviamente, i passaggi dedicati al cinema che «non spiega, mostra».
Attenzione che non stiamo parlando di un libro «colto». La bravura del Vanzina scrittore è quella di «sceneggiare» la storia con semplicità, arricchendola di continui colpi di scena, di un racconto nel racconto sempre fluido.
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