Un genio universale, universalmente noto. E un uomo impenetrabile, praticamente un enigma. Come raccontare, allora, la storia di un unicum sfuggente come Leonardo da Vinci, che tutti conoscono ma della cui umanità si sa ben poco? Anzichè intimidire, questo paradosso ha finito per fare il gioco degli sceneggiatori di Leonardo (fastosa produzione Lux Vide e Sony: tre anni di lavoro e cinque mesi di riprese per 30 milioni di euro di spesa) che seguendo la nota, e spesso abusata, logica secondo cui «una fiction non è un documentario», hanno sfruttato le molte lacune sull'uomo Leonardo per colmarle con la loro immaginazione. Tutte le quattro serate dello serie - in prima mondiale su Raiuno da martedì 23 - ruotano infatti attorno ad una elaborazione fantastica. Una finora ignota Caterina da Cremona, nella realtà una semplice modella il cui nome appare sui contratti con cui fu ingaggiata da Leonardo, diventa la musa, la migliore amica, anzi il vero amore del genio vinciano, intendendo per amore (data la presunta omosessualità del Nostro, generalmente accettata dagli storici) «non quello sessuale ma quello fatto di amicizia, comprensione, accoglienza come spiega lo sceneggiatore Frank Spotnitz- che durò tutta la vita dell'artista». Però Caterina finisce assassinata, il sospetto omicida è proprio Leonardo, e l'inchiesta condotta lungo gli otto episodi assieme alla storia della creazione di otto opere leonardesche- aiuta a illuminare il mistero che avvolge l'umanità del genio. Siamo, per intenderci, lontani anni luce dall'esemplare rigore culturale della Vita di Leonardo di Renato Castellani, che cinquant'anni fa conquistò (e acculturò) l'Italia televisiva.
Qui si trattava di fare soprattutto spettacolo, «di accattivare un pubblico che deve essere soprattutto intrattenuto», come precisa il produttore Luca Bernabei. Meglio ancora se sulla scia delle sontuose e romanzesche ricostruzioni de I medici, prodotto dalla stessa Lux: evidentemente, in termini di audience, il Rinascimento in stile velluti e pugnali tira, soprattutto all'estero (dove Leonardo è già stato venduto a 120 paesi). Magari ci sarebbe da aggiungere che le invenzioni, spesso necessarie nella fiction, e comunque legittime, quando però riguardano un personaggio storico di fama globale dovrebbero essere un po' più caute. Ma forse è pretendere troppo. «Abbiamo letto biografie di Leonardo in numero esagerato ribatte Spotnitz- consultato esperti e visionato materiali d'ogni genere. Tutto per arrivare all'essenza che ci eravamo proposti: dire qualcosa di vero, attraverso la finzione». «Noi attori raccontiamo delle favole aggiunge Giancarlo Giannini (che interpreta il Verrocchio)- Cosa importa sapere se Leonardo disse realmente, o realmente fece, tutto ciò che noi mostriamo? Noi lavoriamo nella finzione. E ciò che non sappiamo ce lo inventiamo».
Ecco allora la Firenze e la Milano del '500 riccamente ricostruite in studio e al computer; ecco interpreti noti come il protagonista Aidan Turner (già visto in Poldark e Lo Hobbit) o il Freddie Highmore di The Good Doctor, affiancati a talenti nostrani come Matilda De Angelis (Caterina) e Giannini stesso. «Tutti personaggi -spiega ancora Spotnitz- cui viene assegnato il ruolo di traghettatori dalla realtà alla fantasia». «Come ho fatto a dare un'anima ad una icona di questa portata? si chiede Turner- In realtà ogni ruolo è uno scambio fra l'anima del personaggio e quella dell'interprete. Per me è stato molto importante poter visitare in completa solitudine una mostra sul grande pittore, aperta al Louvre due settimane prima dell'inizio delle riprese. Un'esperienza epifanica». L'immagine che del Leonardo ventenne dà l'attore irlandese nei primi due episodi è quella di un giovanottone confuso, perennemente incerto e inspiegabilmente afflitto: «Ma proprio in questo sta la modernità del personaggio conferma Spotnitz- I demoni interiori che Leonardo deve contrastare somigliano a quelli contro cui combattono molti nostri contemporanei». Dei suoi lavori non si poteva certo (e nemmeno interessava) illustrare un' opera omnia dai confini praticamente illimitati: «Così abbiamo scelto solo otto opere, una per episodio, in base alle storie nascoste dietro la loro realizzazione. Storie che sono diventate la spina dorsale del racconto complessivo. La prima sarà l'angelo che Leonardo dipinse all'interno del Battesimo di Cristo del Verrocchio».
Quanto al mistero, cioè a cosa si nasconda dietro lo sdegnoso isolamento del sommo artista, alla sua curiosità inesausta, all'ossessiva ricerca della perfezione, «alla fine capireteannuncia sibillino lo sceneggiatore- perché abbiamo dato tanta importanza al personaggio di Caterina. E per quale motivo non avevate mai sentito parlare prima di lei».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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