«Spiato lo staff di Ségolène». Primi veleni nella maxi sfida

Il leader neogollista ha messo in piedi una macchina da guerra della comunicazione E cresce nei sondaggi

«Spiato lo staff di Ségolène». Primi veleni nella maxi sfida

Fino a due settimane fa, la candidata «mediatica» era lei, Ségolène Royal. Le bastava quel suo sorriso seducente e rassicurante, quella sua aria da borghese perbene convinta di poter cambiare la Francia per piacere agli elettori. Il fatto che nessuno avesse idea del suo programma e che la sua statura politica fosse alquanto dubbia, sembrava non importare a nessuno. Nell’era della comunicazione quel che conta non è essere, ma apparire.
Ora però i ruoli si sono ribaltati. O meglio: Sarkozy resta un uomo politico, forse un po’ impulsivo, ma certo avvezzo al potere. In più inizia a piacere ai francesi. Il suo indice di approvazione sale, quello della rivale socialista scende. Il distacco è di 4-5 punti.
Merito della spettacolare convention di otto giorni fa, durante la quale ha ottenuto la nomination dell’Ump, il principale partito del centrodestra? Senza dubbio. Ma non solo. Dal 15 gennaio è operativo, a rue d’Enghien, nel centro di Parigi, il quartier generale per le presidenziali. Una vera macchina da guerra, che assomiglia moltissimo a quella dei candidati americani alla Casa Bianca. Tecnicamente si chiama «war room» e serve a condurre le campagne elettorali con grande efficacia ovvero con grande spregiudicatezza.
Gli osservatori più attenti sanno che questa sarà la campagna elettorale più sporca degli ultimi trent’anni. E ieri ne hanno avuto conferma. Le Monde ha rivelato l’esistenza di una squadra di esperti di comunicazione che segue minuto per minuto Ségolène, con l’obiettivo di setacciare i suoi programmi e le sue dichiarazioni, evidenziando ogni contraddizione, ogni gaffe, ogni incertezza per quanto piccola. Il team è guidato da Marie-Hélène Debas, con due spin doctor trentenni, Cédric Goubet et Emmanuelle Mignon, che non si accontentano di monitorare le mosse ufficiali della bella «Ségo», ma si prodigano per generare «frenesia mediatica», oltre che sui media ufficiali, ricorrendo a Internet e soprattutto agli ormai popolarissimi «diari on line». Decine di blogger bombardano ogni giorno la rete con messaggi di entusiastico sostegno a Sarkozy o di feroce, spesso denigratoria critica alla sua avversaria. La strategia ha funzionato benissimo. I recenti infortuni di Ségolène in Cina, in Medio Oriente e in Québec, dove ha inneggiato all’indipendenza dei canadesi francofoni, sono stati amplificati ad arte dal commando di Sarko. Risultato: l’opinione pubblica ha iniziato a chiedersi se «la Dama rosa» sia all’altezza dell’Eliseo.
Ma, contemporaneamente a le Monde, è uscito il settimanale Le Canard Enchainé con uno scoop sensazionale. Il settimanale satirico, solitamente ben informato, ha scritto che «Sarko», in qualità di ministro degli Interni, avrebbe chiesto ai servizi segreti di scandagliare la vita privata di Bruno Rebelle, ex capo di Greenpeace in Francia e membro dello staff della Royal, trovando elementi per un dossier di tre pagine che gli 007 avrebbero consegnato proprio a rue d’Enghien. Sarkozy ha smentito definendo «ridicole» le accuse, ma nemmeno gli spin doctor dell’«unità risposta rapida» sono riusciti a evitare che questa diventasse la notizia del giorno.
In pochi minuti i leader del Partito socialista, a cominciare dal segretario François Hollande, nonché marito di Ségolène, hanno lanciato attacchi durissimi, chiedendo «un’inchiesta immediata». «Se questa vicenda fosse vera sarebbe terribilmente preoccupante - ha dichiarato Hollande -. Vorrebbe dire che il ministero dell'Interno è al servizio di un candidato che cerca chissà quali informazioni sui componenti della squadra della Royal». I socialisti si sono appellati a Chirac invocando «il rispetto dei più elementari principi democratici». Il presidente non ha risposto, ma certo questo scandalo non gli dispiace. Da settimane aspetta un pretesto per mettere in difficoltà Sarko e magari candidarsi per un terzo mandato.

Nessuno, d’altronde, si stupirebbe se a passare la velina al Canard Enchainé fosse stato stato qualche funzionario dell’establishment gollista. Insinuazioni e veleni. Ma questo è solo l’inizio.
marcello.foa@ilgiornale.it

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