Agnelli, CR7 e la Juventus, non si vive di rendita

Agnelli, CR7 e la Juventus, non si vive di rendita

Il riassunto della Juventus, di questa Juventus, si ritrova nell'immagine del brasiliano Arthur che, dopo aver consegnato all'avversario, in modo sciagurato, il pallone del vantaggio, prima si mette le mani tra i capelli e poi nasconde il volto con la maglietta, come usava fare Fabrizio Ravanelli, questo però non per vergogna ma dopo un gol, segnato anche in una finale di Champions. La Juventus sparisce dal radar dello scudetto, Pirlo fa il patetico soldato giapponese e dice di crederci ancora, è un uomo solo e nemmeno al comando di un gruppo sfiduciato, senza sangue, senza gioco. In altri tempi si andrebbe all'esonero o alle dimissioni ma questo non è più quel tempo e Pirlo gode di un passato irripetibile. Ha lasciato libertà ai non convocati nelle nazionali, è il segnale che non ha compreso il momento e mai lo capirà da ex artista e non gregario del football. Se Pirlo è colpevole, se la squadra è colpevole, la dirigenza, tutta, non può chiamarsi fuori in modo codardo.

La sconfitta contro il Benevento è l'epilogo di una stagione mai coerente e lucida, la squadra si è trascinata gli equivoci dell'anno con Sarri e le ultime scene dell'era di Allegri. È la risposta a valutazioni sbagliate, a presunzioni ingiustificate, a una campagna acquisti bizzarra, a una scelta azzardata sull'allenatore, voluta dalla presidenza e, infine, dato non trascurabile, alla criticità del bilancio economico e finanziario che non permette più, oggi di pensare in grande. Il calcio consegna verità acide ma puntuali, quasi un segnale come la strada non sia più rettilinea e come nessuno possa vivere di rendita anche se si chiama Ronaldo e viene celebrato pomposamente da Andrea Agnelli con la maglietta dedicata al G.O.A.T, al più grande di tutti i tempi, però espulso dall'Europa e mortificato, in Italia, dai ragazzi di Pippo Inzaghi.

Dopo nove anni la consegna del titolo, con grandissime probabilità, ad Antonio Conte, è il contrappasso perché con il salentino ebbe inizio la marcia

incredibile della squadra e della società bianconera, col timore che sia proprio l'Inter ad avviare lo stesso percorso. Inter che ha capito che solo il Milan, energico a Firenze, può ancora molestarla. Ma trattasi di molestie.

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