Azzurri tutto coraggio. Parisse: «Eravamo soli. Neppure i parenti credevano in noi»

È la vittoria che ti cambia la vita. Sotto la pioggia di Murrayfield, l'Italia ce la fa. La Scozia è al tappeto, sull'ultima azione che regala una meta tecnica meritata come non mai. Una vittoria del coraggio che all'Italia non è mai mancato negli ottanta minuti di Edimburgo. Azzurri padroni, soprattutto sulla linea di difesa. Sontuoso Simone Favaro come spina nel fianco sugli attacchi degli highlander, colossali Furno e George Biagi a lavorare attorno ai raggruppamenti. Ma l'Oscar va alla mischia, alla prima linea azzurra (sostituti compresi) che si prende la rivincita dopo la prova sbiadita dello scorso anno facendo capire che il futuro è rosa anche quando non c'è Castrogiovanni. Il cuore oltre l'ostacolo con la Scozia che fa sentire l'alito del drago solo nei primi dieci minuti. Poi la fiamma si esaurisce e gli azzurri salgono in cattedra.

Laidlaw sblocca il tabellone con un piazzato. Poi allunga Bennett monetizzando un pallone messo su un piatto d'argento da Haimona. La reazione la costruiamo sulla mischia. Pronti-via e il più classico carrettino sbaraglia la difesa degli highlander trascinando Furno oltre la linea di gesso. Match riaperto e azzurri che hanno il merito di consolidare il possesso anche a dispetto di qualche calcio di punizione concesso di troppo agli avversari. Poco male perché il coraggio alla fine paga. È Venditti a mettere la firma. È l'unico che ci crede quando Haimona spara sui legni un piazzato per il solito fallo in mischia di Dickinson. L'abruzzese diventa un serpente, agguanta l'ovale e lo appoggia alla base del palo: per il regolamento è meta, per la moviola anche. Al riposo si va sotto di una lunghezza. Al rientro dagli spogliatoi il tema resta lo stesso con la mischia azzurra che fa la differenza. Aguero fa la differenza ad ogni ingaggio regalando possessi e punizioni che finiscono per tagliare il fiato ai padroni di casa. Alla Scozia non resta che monetizzare con Hogg che riparte dalle retrovie ma trova puntuale la difesa italiana ad intercettarlo. È una partita bloccata per gli highlander. E cambia poco anche quando Cuttitta, vecchio capitano italiano ora assistente del coach scozzese Cotter, decide di cambiare gli uomini per invertire la rotta. Cittadini e De Marchi non fanno rimpiangere i titolari. Giocano la loro partita infierendo contro una mischia scozzese apparsa il più delle volte svuotata.

Ci sarebbero già gli estremi per la mete del sorpasso. Clancy in un paio di situazioni è generoso con i padroni di casa che giocano l'ultima azione in quattordici. È quella decisiva, l'ultima mischia, l'ultimo fallo per una meta tecnica che nessuno stavolta può negare. Finisce 22-19. Ci sono le lacrime di Parisse e le sue parole, «ci abbiamo messo tante palle e bisogna dire le cose come stanno.

Eravamo in 23 da soli in campo, nessuno pensava che potevamo vincere, neanche il nostro staff e le nostre famiglie. Chapeau». E c'è la soddisfazione di ct Brunel, «dimostrata la volontà di vincere uniti». Soprattutto, c'è la gioia per una vittoria pesante stavolta come poche.

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