C'è bisogno di crederci. È l'Inter dell'anno scorso ma senza Perisic

Ad Inzaghi fa ancora male il ko della passata stagione: "Però poi in semifinale di coppa..."

C'è bisogno di crederci. È l'Inter dell'anno scorso ma senza Perisic

Milano - Ovvio che Simone Inzaghi preferisca partire dal ricordo della semifinale-derby di Coppa Italia, stravinta, piuttosto che dalla rimonta subita in campionato due mesi prima. «L'anno scorso, abbiamo giocato tanti derby e l'ultimo ci ha poi permesso di disputare una partita che ci ha dato un trofeo molto importante, vinto davanti ai nostri tifosi». L'impressione netta è proprio il dribbling secco alla domanda diretta sulla sconfitta che aprì il ciclo fatale dei 7 punti in 7 partite. Come se il macigno non fosse ancora stato rimosso: i cambi sbagliati e poi pubblicamente imputatigli da Calhanoglu, l'errore di De Vrij, la doppietta di Giroud, la festa del Milan.

Gioca l'Inter dell'anno scorso, senza Perisic. Non può essere un'Inter più forte di quella che è stata, eppure Inzaghi si accontenta, anzi è ampiamente soddisfatto di non aver perso qualcun altro nel convulso finale di mercato. «La società ha lavorato molto bene, riuscendo a trattenere alcuni giocatori per i quali abbiamo ricevuto offerte importanti». L'ultimo è stato Skriniar, per il quale secondo L'Equipe, si è mosso in prima persona il presidente Al Khelaifi che giovedì a mezzogiorno, a poche ore dal mercato, ha scavalcato dirigenti e intermediari di entrambe le parti, per parlare direttamente con Steven Zhang, ma senza arrivare a proporgli i 70 milioni richiesti. Così non se ne è fatto nulla e Skriniar è ancora un giocatore dell'Inter. Sempre secondo l'Equipe, il PSG era talmente certo di riuscire ad avere Skriniar, che al momento di richiedere i visti per la tournée estiva in Giappone, avrebbe fatto preparare i documenti anche per il difensore slovacco (che se la notizia fosse vera, deve avere collaborato almeno concedendo il proprio passaporto ai parigini).

Di sicuro, la corsa del PSG a Skriniar è appena cominciata e l'impresa dell'Inter sarà ora quella di fargli firmare in ogni modo un rinnovo di contratto (come fece Bremer col Torino) che consenta a Marotta di sedersi almeno al tavolo per trattare. Sennò la barricata alzata oggi, varrebbe zero alla fine del prossimo giugno. A proposito di denaro, nessuna sorpresa per la sanzione arrivata dall'Uefa (4 milioni se in 4 anni il club rientra nei parametri previsti), perché si sapeva da tempo che non sarebbe stata una mazzata.

Oggi a Inzaghi manca Lukaku e si sa da una settimana. Accanto a Martinez, dovrebbe esserci Dzeko, favorito su Correa, che però con 5 cambi, 3 soli attaccanti e il Bayern in arrivo mercoledì, di sicuro giocherà anche lui una fetta di derby.

Bastoni s'è allenato e dovrebbe essere al suo posto in difesa, sì che il ballottaggio per l'esterno sinistro, il vuoto lasciato da Perisic, stavolta è tre fra Dimarco, Darmian e Gosens, scivolato nelle gerarchie di Inzaghi, nonostante le consuete parole al miele. «È al 100% dentro il mondo Inter, sta lavorando molto bene e nel giudicarlo dobbiamo considerare che l'anno scorso è stato fermo 6 mesi». Anche stavolta il tedesco dovrebbe quindi partire in panchina.

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