Su un nuovo giorno d'oro a Meribel cala una sera di dolore e disperazione. Mentre Marta Bassino vinceva il suo secondo oro mondiale, centrando la vittoria in superG, Elena Fanchini combatteva la sua ultima gara su questa terra. Ora potrà sciare liberata dalla malattia nei pendii di quel cielo verso cui le sue compagne guarderanno ogni volta, sapendo di avere una capitana per sempre.
Servono due avverbi e 11/100 per descrivere l'oro di ieri in superG di Marta Bassino. A metterli in fila pensa lei: «Sto veramente quasi male» dice, quando Mikaela Shiffrin le finisce dietro per un soffio e subito, come già con Federica Brignone in combinata, corre a complimentarsi. In quel distacco da frullo d'ali, leggero come la sua sciata sta, invece, una prova perfetta, firmata con lo stile di una campionessa che ha sempre fatto dell'understatement la sua granitica forza. Altro giro, altro oro en rose: Meribel è un pendio tricolore, dopo Fede Combinata in oro, ora tocca a Bax supergigante. Riscatta l'uscita nel superG della Combi e sale su un podio XL con terze ex aequo, altre campionesse anche di infortuni, Cornelia Huetter e Kasja Lie (33/100). La chiamavano Dory come il pesciolino dei cartoni, poi è diventata piuma d'acciaio e cerbiatto per tv e social. Oggi Marta è d'oro: per la sua prima in superG si regala direttamente la medaglia mondiale dopo 4 podi in specialità, due in stagione, perché la ragazzina di Borgo san Dalmazzo è cresciuta in grazie e velocità.
Questo è il secondo sigillo iridato dopo il parallelo di Cortina 2021, dopo la coppetta di gigante e dopo 6 vittorie e 22 podi, costruite in meno di 10 anni: 26 anni dopo l'oro iridato di Isolde Kostner, 31 anni dopo quello olimpico di Deborah Compagnoni, sulla stessa pista, sembra di riavvolgere il nastro. Marta stile Debbie, gemella diversamente più giovane: entrambe nell'apres ski della vita, tenaci fra i pali. Marta ha le vocali strette dei piemontesi e la nonchalance dei sabaudi: è la più giovane del poker azzurro, ma ai tumulti della nuova valanga rosa, risponde con la serenità della consapevolezza.
Con Daniele Simoncelli, il fido Gianluca Petrulli in ski room, oggi ha un suo team, come Brignone e Goggia, ma a differenza loro, non l'ha mai chiesto. Maurizio, papà allenatore di sci; i fratelli Matteo, rifugista, e Marco pure maestro di sci; un altro Marco sportivo e fidanzato storico. Una famiglia piena di M, come l'amata montagna. Limone dove ha fatto il liceo, Lusia, Entracque e Vermenagna dove ha sciato. L'equilibrio anche esteriore forgiato nella ginnastica artistica, suo amore fino ai 13 anni; il casco rosa, gli elastici vaporosi per i capelli, vezzo un poco vintage. Lo yoga, la meditazione, la fede, i viaggi a Lourdes con mamma Elena. «Non gareggio contro le altre, ma su me stessa».
Per questo fra le due litiganti, o almeno mediaticamente tali - Fede e Sofia -, Marta ha scelto la parte migliore, quella dell'acqua cheta equidistante. Amica di tutte, forse di nessuna, ma compagna di squadra, qualunque cosa significhi per davvero.
Ai prossimi Giochi 2026, compirà 30 anni e potrebbe essere la mentore pacata di tante giovani ancor in cerca d'autore con Goggia e Brignone, ieri, a togliersi il cappello: «Brava, Marta», dicono in coro. Per Brignone niente discesa, il focus sarà sul gigante. Goggia, invece, sente che dopo due ori, potrebbe toccare a lei, ma «Devo mettere insieme i pezzi». Nel nome di Elena, nel nome di una campionessa per sempre.
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