Catania città nel pallone. Un low cost verso l'Europa

Domenica in Sicilia arriva l'Inter: il club di Pulvirenti sogna il sorpasso. Sull'isola di Zamparini c'è un presidente che non sbaglia mai allenatore

Catania città nel pallone. Un low cost verso l'Europa

Non c'è bomba d'acqua o tsunami grillino che tenga. A Catania di davvero straripante c'è solo l'entusiasmo di una città nel pallone. Perché domenica arriva l'Inter per una sfida che stavolta profuma d'Europa. Parlare di «Clamoroso al Cibali» sarebbe banale e riduttivo perché vorrebbe dire non tenere conto di cosa è successo nell'ultimo lustro all'ombra dell'Etna. Addirittura ingeneroso: questo campionato è il risultato di un processo di crescita naturale. Anzi, esponenziale. Lo dicono i risultati: ogni stagione si è conclusa col nuovo record di punti. Oggi il traguardo non è così effimero perché la salvezza è in tasca con la terzultima doppiata.

L'artefice ha nome e cognome: Antonino Pulvirenti, anni 51 domenica scorsa. Ha costruito il suo impero su discount, alberghi e ristoranti. I primi passi nel calcio li ha mossi nel Belpasso, squadra del suo paese. Poi l'avventura con l'Acireale, «abbandonato» sul più bello per il Catania. Diventato presidente nel 2004 non ha sbagliato un colpo. Una sola macchia indelebile, ma per colpe altrui: l'omicidio Raciti nel primo derby col Palermo al Cibali dopo il ritorno in seria A. Poteva essere l'inizio della fine. Ma le basi sono solide, i conti sempre in ordine. E Pulvirenti si muove bene nei palazzi pallonari. Impara in fretta, vedi i crac sul mercato con Martinez e Vargas, e la sua ascesa va di pari passo con quella della squadra: da gennaio è consigliere federale. Un salto incredibile che gli è costato anche la sua prima vera grande polemica, quella della “zitella isterica”, con Andrea Agnelli.
Pulvirenti è l'anima della squadra, segue le partite a pochi metri dalla panchina, esulta e protesta. È davvero il primo tifoso. Va oltre anche agli addii come quello del suo braccio destro, l'ad Pietro Lo Monaco l'anno scorso. Ci si aspettava il crepuscolo, invece è stato l'inizio di un sogno. Ed è anche per questo che i catanesi gli hanno «perdonato» la vicenda Wind Jet, la compagnia aerea. Invece, il Catania low-cost ha spiccato il volo. Grazie alla trazione sudamericana, soprattutto argentina. Merito di super-osservatori.

Ma il capolavoro restano gli allenatori. In questo Pulvirenti è l'antitesi di Zamparini, collega dirimpettaio sull'isola e adesso sull'orlo dell'abisso cadetto dopo un'infinita serie di esoneri. Invece lui ha praticamente vinto tutte le scommesse: da Marino a Montella. Una volta passati dalla Sicilia, la loro carriera ha svoltato. In mezzo tanti ex nerazzurri: Zenga, Mihajlovic e Simeone. A Moratti fischieranno le orecchie, perché una volta visti all'opera a Catania ci ha pensato seriamente a portarli alla Pinetina. Ora c'è Maran, al primo campionato in Serie A. Pulvirenti ha scommesso su un “milanista” e adesso può soffiare l'Europa all'Inter. Ci crede così tanto che a Moratti, che gli chiedeva Lodi, ha sbattuto la porta in faccia.

Lo smacco di ex nerazzurri come mister e giocatori negati, c'è quasi tutto per l'etichetta di anti-interista. Manca il colpo. Non una missione impossibile per Pulvirenti, già 007 in un calendario benefico. Finora solo Juve e Milan hanno vinto da quelle parti, grazie anche a evidenti sviste arbitrali.

E due degli ultimi tre viaggi nerazzurri alle pendici dell'Etna sono finiti male, indimenticabile la volta contro Mourinho. Inoltre nessuno va forte come il Catania nel girone di ritorno. Quindi, dovesse ricapitare domenica, sarebbe davvero fuori luogo urlare «clamoroso al Cibali».

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