"Volevo uccidetlo. Ero furioso, ero come un soldato indisciplinato fuori controllo". Mike Tyson, a 16 anni dal morso a Evander Holyfield nella sfida per il titolo dei pesi massimi Wba, ammette la "rabbia cieca" provata sul ring.
E lo fa in un passaggio dell’autobiografia in uscita in questi giorni Undisputed Truth: My Autobiography pubblicata dal Sydney’s Daily Telegraph, in cui racconta cosa successe nel giugno 1997 all’Mgm Grand Arena di Las Vegas, quando, dopo la terza ripresa del match rivincita dell’incontro che l’anno prima aveva visto Holyfield detronizzare Tyson, il match era ormai segnato a causa di una ferita al sopracciglio dovuto a una testata rifilata dal pugile di Atlanta a Tyson. Dopo il secondo morso, e la conseguente squalifica decretata dall’arbitro Mills Lane, Tyson ammette di aver perso completamente il controllo: "C’era gente che tentava di tenermi mentre Holyfield era rannicchiato a terra nel suo angolo, ho provato più volte a raggiungerlo. Avevo addosso 50 persone, ho cercato di liberarmi dagli agenti che mi bloccavano". Tyson ricorda anche la reazione dell’opinione pubblica al suo gesto: "Qualcuno gettò persino una testa di pesce. E la cosa è proseguita con una aggressione agli uomini della sorveglianza. Alla fine, ho fumato dell’erba e bevuto del liquore prima di andare a dormire. Fuori dall’Mgm c’era una gigantesca rissa". Nel mese di agosto, ricorda l’ex campione dei massimi della sua autobiografia, l’abuso di alcol e droghe lo portarono a un passo dalla morte. "Voglio vivere la mia vita in tranquillità, non voglio morire. Sono stato vicino a morire a causa dell’alcol.
Alle volte sono un cattivo ragazzo. Ho fatto un sacco di cose cattive nella vita. Voglio che vengano dimenticate così come voglio esser dimenticato io. Adesso il mio obiettivo è cambiar vita e vivere una esistenza completamente diversa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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