«Ho sbagliato io, non ci sono scuse». «È un momento difficile». «Delusi, ma non dobbiamo abbatterci». Sono alcune delle parole di sconforto in casa Ferrari. Leclerc fa mea culpa: «Questa stagione ho sempre guidato molto bene, e qui pure fino all'errore. Ho perso 7 punti che saranno importanti a fine campionato. La responsabilità è mia, non ci sono scuse». E poi: «In quel giro c'era la possibilità di passare Perez, ma ho portato troppa velocità e ho perso il controllo della macchina. Sono dispiaciuto per tutto il team, per i tifosi». Ci prova l'altro ferrarista a rimanere positivo, ma è un'impresa, costretto come è stato al secondo ritiro di fila e sempre all'inizio della corsa: «È un momento difficile dice Sainz , avevo voglia di fare questa gara sul bagnato ma per qualche ragione non ho avuto fortuna in questo weekend. Sono due gare di fila che non riesco a fare più di due giri. Ma è così questo sport, bisogna rimanere positivi, i miei momenti arriveranno se continuo a fare bene il mio lavoro». Interviene il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, che invita il gruppo a non abbattersi: «Eravamo qui per lottare. La differenza l'hanno fatta i dettagli, penso alla partenza e poi a un pit stop non perfetto e magari quel margine serviva a Charles per stare davanti. Ma lo spirito è quello giusto, bisogna tenere alto il morale, non dobbiamo abbatterci. Bisogna mantenere il sorriso e pensare alle prossime sfide». La testa, insomma, è già a Miami. «Tornerò più forte», assicura Leclerc.
Prima del Gran Premio, John Elkann, il presidente della Ferrari, ha salutato la squadra: «Sono molto felice, come tutti i nostri tifosi, di vedere una Ferrari subito competitiva. Ci siamo concentrati fin dal 2020 sulla F1-75. Abbiamo affidato il lavoro a Mattia Binotto e a tutto il team, nonostante le pressioni degli ultimi due anni. Sono vicino alla squadra, a Binotto, ai piloti, ciò che conta è la vicinanza reale, non quella visibile. Abbiamo detto che saremmo stati competitivi. Certo, dall'essere competitivi al vincere c'è molta differenza: è come andare sulla Luna o verso Marte.
Ma abbiamo cambiato anche la nostra cultura: da quella della colpa a quella della responsabilità, da quella degli individui a quella della squadra, creando un ambiente coeso. Ma soprattutto, tanta ambizione con tanta umiltà».
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