Tutte le toghe rosse all'assalto del governo Meloni

Ecco i giudici che con i loro provvedimenti ostacolono il lavoro del governo Meloni

Tutte le toghe rosse all'assalto del governo Meloni
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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari, pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Una? Due? Forse tre? No, di più! Sono tante (troppe) le toghe rosse che in questi due anni di governo hanno cercato di assaltare Giorgia Meloni e il suo esecutivo con provvedimenti, indagini, sentenze e processi. Complotti? Affatto! Questa è una sorta di persecuzione giudiziaria e no, non siamo “fissati”, ma a parlare sono i fatti. La cronaca. In questa puntata de La Buvette proveremo a metterli in fila, uno dietro l’altro. Dalla Sicilia alla Lombardia i giudici non hanno esitato ad entrare a gamba tesa nelle politiche del governo. Giudicandole, ostacolandole. Con ogni mezzo a loro disposizione.

L’ultimo caso riguarda il giudice Marco Gattuso che, con un provvedimento, ha detto “no” al decreto del governo “Paesi sicuri” e lo ha inviato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il rinvio pregiudiziale servirà a stabilire la conformità del provvedimento del governo Meloni alla legislazione e alle sentenze dell’Unione Europea. Sapete di che corrente fa parte il giudice? Di magistratura democratica, ovvio. La stessa della quale è presidente la giudice Silvia Albano, la toga rossa che ha fatto rientrare i migranti dall’Albania all’Italia. C’è anche il sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello nell’elenco dei “nemici” del governo. È quasi inutile dirlo: anche lui fa parte di Md, Magistratura Democratica. Parlando del caso Albania e dello scontro tra governo e toghe ha scritto che Giorgia Meloni “non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche” e che questo non solo “rende lei molto più forte” ma anche più pericolosa la sua azione “avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto”.

ASCOLTA IL PODCAST E LE DURE PAROLE DI MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

Non è forse questa una sorta di eversione, di ribellione nei confronti di un governo democraticamente eletto e di un Parlamento che legifera? Qui parliamo di interessi nazionali, non di beghe personali. Il disegno sembra chiaro: colpire e destabilizzare. Il nome Iolanda Apostolico vi dice qualcosa? La giudice di Catania che non aveva convalidato il trattenimento di alcuni tunisini nel Cpr di Pozzallo. La stessa che (in primo grado) giudicò il gioielliere di Nicolosi, Sicilia, Guido Giani a 13 anni di carcere per eccesso di legittima difesa dopo che sparò ed uccise dei ladri che, con violenza, avevano aggredito sua moglie. Anche lei fa parte della stessa corrente di sinistra che, in quel periodo, lottava contro la legge voluta da Matteo Salvini sulla legittima difesa.

E a proposito di Matteo Salvini non si può non dimenticare il processo in atto a Palermo. Il vicepremier rischia sei anni di carcere per aver applicato una legge dello Stato. A chiedere la galera per lui il Pm Geri Ferrara. Anche lui una toga rossa.

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