Valencia - Rivincere per riaccendere i cuori degli italiani. Pecco Bagnaia non deve solo guadagnare i 4 punti necessari per riconquistare il titolo e battere Jorge Martin, ma è costretto anche a ricreare interesse intorno al motomondo orfano di Valentino Rossi. Giacomo Agostini, che proprio insieme a Vale resta sempre nel cuore degli italiani (e non solo), ha le idee chiare in merito.
Oggi per Pecco primo match point per il titolo.
«Ha un bel vantaggio, gli basta controllare Jorge e basta. Non deve per forza vincere. Pecco sta dimostrando che lui e il mezzo che ha sono eccellenze. Per noi italiani è un orgoglio».
A differenza sua, che quando vinceva titoli a ripetizione con l'MV Agusta entrava nelle case degli italiani soprattutto attraverso la radio e i giornali, Bagnaia non riesce ad attecchire. Come se lo spiega?
«È semplice. Perché nel caso mio e di Valentino, noi eravamo diventati degli idoli del pubblico. Il pubblico vuole avere un idolo, tipo Maradona, Muhammad Ali, Michael Jordan. La massa non si innamora di tutti. Vuol vedere il fuoriclasse. Come facevo io quando mi svegliavo di notte per vedere Ali. Gli appassionati vogliono fare il tifo per il grandissimo pilota, come per esempio succedeva a Schumacher in F1, poi Hamilton e ora Verstappen».
In Italia è esplosa la Sinner-mania. E si parla più di tennis che di moto.
«Lui è un altro che ha lottato, ha sfidato Djokovic e ha dei rivali come lo spagnolo Alcaraz. A Torino c'erano tutti i più forti a sfidarsi. È quello che la gente vuol vedere anche nelle moto».
Nelle MotoGP di oggi, invece, non vincono solo in due-tre ma sono tanti.
«Vi assicuro che non è facile vincere in MotoGP. Ma così è difficile appassionarsi a un pilota se quel pilota un giorno vince e la settimana dopo è decimo».
Dunque, alla MotoGP di oggi manca il personaggio trascinante?
«Pecco, rispetto a un anno fa, ha già molti più tifosi. Ma bisogna dire anche che ha un carattere diverso da Valentino».
Le gag, gli show a fine gara?
«Pecco non è uno showman, è più chiuso, pacato, però lo ammiro perché è una persona seria. È una questione di carattere: i romagnoli ed emiliani hanno un altro carattere. Lui è più del nord, è diverso. Per lui lo show è correre in pista e vincere la gara, cosa che gli riesce bene. Se continua a vincere tanto, spingerà sempre più persone in pista e davanti alla tv».
Cosa le piace di Pecco?
«La serietà, appunto, e in questo un po' mi assomiglia».
Lei, invece, come festeggiava?
«Nel primo giro d'onore festeggiavo. Vedevo tanta gente felice, ho visto anche gente piangere. Come a Spa, in Belgio. Avevo chiesto loro, che potevano essere i miei genitori: Perché piangete?. E loro: Perché domani mattina andiamo nelle miniere di Marcinelle sotto terra per 60 metri. Porteremo con noi la bandiera dell'Italia. Potremo dire, grazie a te: Abbiamo vinto. Queste emozioni sono indelebili. Quando ero sul podio e piangevano per me, ero persino in imbarazzo».
Cosa le raccontavano?
«Erano ovviamente frustrati, sono situazioni
oggi impensabili. Fuori dalle miniere, le mogli facevano fatica a riconoscere i mariti, i quali entravano col buio e uscivano col buio, perché erano ricoperti di nero. Era doveroso per me andare a visitare quelle miniere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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