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Maria Sole Ferrieri Caputi sarà il primo arbitro donna in Serie A

Maria Sole Ferrieri Caputi ha fatto tantissima gavetta: il 2 ottobre entrerà nella storia del calcio italiano

Maria Sole Ferrieri Caputi sarà il primo arbitro donna in Serie A

Quindici anni fa il fine settimana sapeva di terra battuta, linee laterali sgangherate e tifosi locali che sfiatavano sul collo, lanciando oltraggi irripetibili. Dalle tribunette simili a palchetti dell’Ikea assemblati dopo troppi bicchieri di rosso potevano levarsi anche, a turno, strilli di poppanti, zaffate di fritto misto e singolari gesti apotropaici. Il Dio del calcio minore, molto minore, contemplava tutto dall’alto compiacendosi. Nella provincia italiana più profonda le offese sanno assumere venature pittoresche. Il confine tra l’ironia sincera e la cattiveria gratuita sfuma sovente in dissolvenza. L’epiteto è sempre in canna e, se fai l’arbitro in questo girone infernale, non c’è ombrello che ti metta al riparo da questa pioggia acida. Come decidi, sbagli. Figurarsi se sei scarso. Figurarsi se, per un caso troppo spesso difficilmente contemplabile da quelle parti, tu fossi una donna.

Domenica prossima – il 2 ottobre 2022 – quindici anni esatti dopo il suo esordio in quel purgatorio calcistico, Maria Sole Ferrieri Caputi diventerà la prima donna ad arbitrare in Serie A. Le hanno assegnato Sassuolo–Salernitana. È un fatto epocale. Di una portata dirompente.

La lunga gavetta

Lei ci è arrivata procedendo per gradi. Non ha mai fatto prevalere il naturale sconforto che si accompagna al pregiudizio più sedimentato. Quelle grandinate di insulti – fondati sul genere, sul merito e soltanto da ultimo sulla direzione di gara – le ha trasformate in friabile poltiglia. Si è spazzolata ed ha cominciato una lenta ma formidabile risalita. Dalla sua Livorno, dove è nata trentadue anni fa, deve avere attinto l’inesauribile compostezza degli scogli. Un carattere che adesso, misto a certificate doti tecniche, la issa a prima del suo sesso nel compiere l’impresa. Come un allunaggio. Maria Sole sta per attraccare tra i crateri dell’universo pallonaro nostrano. “È dei nostri per merito e non per privilegio”, ha cesellato la questione il presidente dell’AIA, Alfredo Trentalange.

Anche perché Ferrieri Caputi - peraltro laureata in sociologia e con un lavoro a Bergamo - la gavetta se l’è sorbita tutta, deglutendo i momenti più duri e demolendo le critiche con stille di personalità. Dopo i campetti di periferia, dove ha iniziato a diciasette anni, ha debuttato in Serie D a venticinque. All’età di trenta ecco un altro balzo. La Serie C è stata la porta d’ingresso sulla galassia dei professionisti. Mano a mano che avanzava ha stretto all’angolo i prevenuti e derubricato le preclusioni a fesserie da circolino. Con carisma e sicurezza è approdata in Serie B a trentun anni. Un passo davanti all’altro, senza oscillare mai. Nel dicembre del 2021 è diventata la prima donna ad arbitrare una gara di Coppa Italia, Cagliari-Cittadella: per l’occasione ha sfoderato tre cartellini gialli e annullato tre gol, grazie agli assist dispensati dal Var.

Adesso è giunta al gradino più alto della sua personalissima risalita. Domenica, al Mapei Stadium, l’erba sarà sicuramente di un verde acceso. Le tribune distanti il giusto. Le righe del campo perfettamente affrescate. Probabilmente qualche chef sfornellerà prelibatezze nei box più patinati.

Il pregiudizio invece se ne infischia delle categorie. Ferrieri Caputi dovrà scardinarlo ancora e ancora. Questo ultimo passo è il primo di una nuova era. Il merito non ha nulla a che vedere con il sesso.

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