Luciano Spalletti esterna il suo vernacolo toscano sui campi di Coverciano con il foglietto in mano, dalla «buca» alla «palla data così che un' mi garba». Ma c'è qualcuno dei giocatori che è già abituato alle colorite frasi del ct. Da qui il doppio filo azzurro, del Napoli e della Nazionale, che collega Alex Meret, Giovanni Di Lorenzo, Matteo Politano e Giacomo Raspadori. I quattro moschettieri del Napoli tricolore sono stati tra quelli che hanno festeggiato il loro condottiero che, raggiunta l'impresa, ha deciso di salutare il Vesuvio e di prendersi una pausa, salvo poi fare dietrofront e accettare l'offerta «irrinunciabile» della Federcalcio.
A loro poco importa dello strascico legale tra Spalletti e il suo ex presidente De Laurentiis. Per loro adesso è il ct dell'Italia e dopo le sedute di Castelvolturno dove è stato costruito il miracolo scudetto, ora risentono una voce a loro familiare seguendo le sue direttive nel centro tecnico toscano. Sono abituati alle figure geometriche disegnate sul campo o al vorticoso gioco di scambi di posizione tra pressione e costruzione di chi ha l'etichetta di maestro, di uno che si aggiorna di continuo e che ha sempre saputo inventare qualcosa di nuovo.
È indubbio che tra i 29 convocati, i quattro arrivati dalla squadra campione siano i preferiti. Tanto che qualcuno vocifera che Spalletti potrebbe anche rompere la lunga tradizione azzurra di assegnare la fascia di capitano a chi va in campo con più presenze azzurre. Che nella fattispecie sono nell'ordine Immobile e Donnarumma, due napoletani di provincia (uno di Torre Annunziata e l'altro di Castellammare di Stabia) che però non hanno mai vestito in carriera la maglia partenopea. Al nuovo ct non dispiacerebbe farla indossare a quel Di Lorenzo, toscano come lui e già «alfiere» del gruppo Napoli, ma al momento è solo un'idea che per ora resterà nel cassetto dei sentimenti.
E poi Meret, il portiere pronto ad approfittare di un minimo raffreddore di Gigio essendo ormai la riserva designata per gerarchia. Alla fine del primo allenamento fiorentino di lunedì, Spalletti ha scambiato qualche parola proprio con lui uscendo dal campo, magari ricordando i bei tempi recenti di Napoli. Politano è invece in ballottaggio per una maglia da titolare in Macedonia e prima del raduno dopo la gara persa con la Lazio ha detto di Spalletti: «Il mister sarà un valore aggiunto per la Nazionale, dovrà essere bravo a far capire i suoi concetti, noi del Napoli sappiamo cosa chiede, gli altri no, il suo modo di giocare richiede del tempo, di sicuro inizialmente avrà delle difficoltà». E infine Raspadori, che per la verità già Roberto Mancini definiva il «nuovo Paolo Rossi». Se non ci fosse stato Osimhen, Spalletti l'avrebbe schierato centravanti, nell'infinita ricerca del futuro nove potrebbe aver guadagnato un po' di vantaggio su Immobile e Retegui.
Il maestro di Certaldo non ha certo paura delle
grandi sfide, E dopo essere entrato nel cuore dei napoletani, per far breccia in quello di tutti gli italiani gli servirà l'aiuto dei fedelissimi. Qualcuno già scommette che tre quarti di loro saranno in campo a Skopje...
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