Italia promossa. Agli ottavi di finale. Da prima o seconda della classe sarà il Galles a dirlo. Basterà un punto, ma la Nazionale di Roberto Mancini ha già superato l'esame di maturità. Lo dice la Svizzera dopo la Turchia. Una controprova con i vicini di casa ancora più convincente di quella all'esordio. Sono pennellate di azzurro quelle che colorano il campo, come aveva chiesto il ct alla vigilia. Un azzurro che fa molto blu, tanto è intensa la maglia. Esaltata da un Locatelli straripante, autore di una doppietta: il primo gol made in Sassuolo su assist di Berardi, il secondo a chiudere un contropiede micidiale. Simbolo della provincia che lavora, produce e investe, vera ricchezza del Paese che spesso regala notti magiche al pallone. E adesso Verratti può davvero guarire con calma: ma è dura portare il via il posto a Locatelli.
Perché l'Italia gira con la perfezione di un orologio svizzero e non solo perché gli va tutto bene. Ci sono gioco e idee, la creatura di Mancini è pure un camaleonte: inizia a quattro e finisce a tre in difesa. Ha ragione il ct quando dice che le partite non si vincono per caso, a maggior ragione dopo ventinove risultati utili di fila.
Ma per questa squadra è sempre un esame di maturità. Come per l'oltre mezzo milione di ragazzi impegnati da ieri nella versione one shot. Per loro la difficoltà è sicuramente nel prof che apre a caso la Divina commedia oppure in quello che ti fa la domanda sul circuito elettronico in copertina del libro di testo. Non è solo questo. Tra pressione e tensione resta un esame che cambia la vita. E questo vale per la Nazionale di Mancini: perché la Svizzera non è la Francia e nemmeno il Belgio, ma ha alzato l'asticella e l'Italia l'ha superata a pieni voti. Era un esame per tanti, soprattutto per Locatelli e Berardi, gli uomini nuovi per necessità o per scelta. E loro rispondono con un'azione a memoria, di quelle mandate a ripetizione nel Sassuolo. È un prodigio di gol. Su una palla vagante Locatelli innesca Berardi con una sventagliata di 40 metri; l'ala raccoglie e si invola per poi dal fondo mettere una palla che il centrocampista deposita in rete dopo una volata di cinquanta metri: un triangolo che fa esplodere l'Olimpico. Anche perché due minuti prima aveva alzato bandiera bianca Giorgio Chiellini, a cui erano bastati venti minuti per indicare la strada: un paio di chiusure difensive e un gol annullato per tocco di mano, prima di arrendersi a un guaio muscolare. Ma questa Italia conferma le parole di Bonucci: è una cosa sola, unita.
La Svizzera è altra cosa rispetto alla Turchia, non tanto per Shaqiri, che ha più soprannomi che giocate, ma perché l'organizzazione di Petkovic ruota attorno a Xhaka che detta il tempo. Però ha poco dall'attacco con lo spauracchio Embolo tenuto a bada e un impalpabile Seferovic, sostituito a inizio ripresa. La Svizzera dura cinque minuti, poi di nuovo Italia con una ripartenza magistrale conclusa ancora una volta da Locatelli stavolta con un sinistro dal limite nell'angolino basso. Il doppio vantaggio ripaga in ritardo delle tante energie spese nel primo tempo. Mancini a quel punto dà respiro ai suoi fantasisti: fuori Insigne e Berardi, dentro Toloi e Chiesa.
Donnarumma fa la prima parata del suo Europeo, poi Immobile, dopo aver corso e sbagliato tanto, trova il gol all'ultimo giro delle lancette, quando l'orologio svizzero è già sfasato: oggi i 65mila frontalieri attraverseranno il confine a testa alta. L'Italia cala il secondo tris di fila. Dieci vittorie di fila senza subire reti. Per la lode bisognerà passare l'esame di inglese a Wembley.
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