Un altro oriundo per Antonio Conte. Che certo già conosceva Josè Mauri, 19enne centrocampista argentino nato a Realicò nella provincia di La Pampa ma con passaporto italiano. Ebbene: il baby di Donadoni ieri ha steso niente meno che la Juventus segnando il suo secondo gol stagionale, curiosamente sempre ai colori bianconeri visto che il primo lo aveva realizzato all'Udinese.
Sorpresissima, insomma: l'ultima in classifica batte la prima, la squadra che non prende stipendi da mesi e che nemmeno sa che campionato disputerà la prossima stagione che impone l'alt alla Signora tritatutto e via di questo passo. La classica favola che ogni tanto succede e che fa capire come nel calcio e nello sport mai nulla possa essere dato per scontato: bravi i ragazzi di Donadoni, capaci di portare a casa sette punti in una settimana (pareggio contro l'Inter a San Siro, Udinese e Juve battuti) e di spedire la Juve momentaneamente in cantina. Perché lì finiscono i campioni d'Italia, reduci da quattro vittorie in fila: lenti nel primo tempo, impalpabili nella ripresa fino al gol di Josè Mauri, confusi nell'ultima mezzora di una serata da incubo che non mette in pericolo l'esito finale del campionato ma che certo non è stato il miglior modo per approcciare la semifinale di andata di Champions contro il Monaco: vero che mancavano Buffon, Pirlo, Pogba, Tevez eccetera eccetera, però il pomeriggio del Tardini avrebbe dovuto terminare in altro modo. Invece, è arrivata la seconda sconfitta in campionato dopo quella del 29 ottobre a Genova: lì all'ultimo secondo con un gol che Antonini tirò fuori dal cilindro quasi inaspettatamente, qui in maniera netta e meritata. Contro un gruppo che nel girone di andata era stato umiliato allo Stadium, sepolto sotto sette reti: 19 partite dopo e con una società nel frattempo volatilizzatasi, Mauri e compagni hanno scritto la classica indimenticabile pagina di sport.
La Juve comincia al piccolo trotto, subendo Jorquera e non solo lui. Storari non deve compiere alcuna parata, ma pure Mirante dormicchia tranquillo fino al ventesimo, quando Pereyra lo stuzzica con un destro a giro nemmeno troppo velenoso. Da lì in avanti qualcosa in più la Signora combina, anche se è Belfodil a cercare il gol dell'anno con un sinistro che finisce comunque in curva. Prova a svegliarsi dal torpore pian piano, la Juve che in attacco propone Coman e Llorente: il primo fatica a trovare il feeling con il match, il secondo è il solito pivot modello basket che non tira mai in porta.
E comunque, nell'ultimo quarto d'ora della prima frazione i campioni d'Italia potrebbero passare: punizione di Marchisio, testa di Vidal e salvataggio di Feddal ad anticipare Mirante. Che poi capisce in prima persona il motivo per cui di Coman (classe 1996) si dice un gran bene: il francesino costruisce un paio di occasioni, ma nella prima circostanza Llorente viene anticipato e nella seconda è lo stesso numero uno parmense a intervenire di piede negandogli il gol.
Tutto qui, ecco. E nella ripresa va pure peggio perché, dopo il vantaggio, il Parma si gode una Juve in confusione: Allegri fa esordire anche Vitale, il 4-2-4 non produce però nulla e il trionfo è tutto degli emiliani. Chapeau.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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