Fuori da tutto. Non è un'offesa parlare di vero fallimento

Una serata da dimenticare. Una vittoria inutile. Mille partite dentro la stessa partita, il Porto ha spiazzato il pronostico, elimina la Juventus che ha visto l'inferno, il paradiso e di nuovo l'inferno

Fuori da tutto. Non è un'offesa parlare di vero fallimento

Una serata da dimenticare. Una vittoria inutile. Mille partite dentro la stessa partita, il Porto ha spiazzato il pronostico, elimina la Juventus che ha visto l'inferno, il paradiso e di nuovo l'inferno, la squadra finisce sul binario morto, agli ultimi fiati dei supplementari. Fuori dall'Europa, fuori dalla lotta verso lo scudetto, si può scrivere il sostantivo fallimento senza essere eccessivi o offensivi. La realtà è amarissima, gli investimenti saltano in aria, smascherati da un avversario non certo irresistibile, il Porto, dopo il Lione e dopo l'Ajax segnano l'incomunicabilità bianconera con la champions league, cambiano gli allenatori il risultato è lo stesso, Cristiano Ronaldo è stato il grande assente. L'eliminazione della squadra è anche forse la fine del rapporto tra il fuoriclasse e il club a fine stagione. Il riassunto di questa notte ha visto due Juventus, disastrosa nel primo tempo, caparbia, potente, reattiva, favorita dall'espulsione di Taremi, nel secondo tempo, ribaltando il risultato grazie a CF22, dico Federico Chiesa uomo della partita a differenza di Cristiano Ronaldo, negativo, incapace di cambiare il risultato, se non per un assist al primo gol di Chiesa ma poi sbagliando i palloni più semplici. La squadra, dopo il vantaggio del Porto, ha denunciato limiti caratteriali preoccupanti ma già manifestati in campionato, nel caos tattico soltanto Chiesa ha ribadito di essere un purosangue, lottando e soffrendo, cercando da solo di risolvere situazioni complicate. L'intervallo e la superiorità numerica, la crescita di Arthur, il lavoro di Rabiot, lo strapotere fisico di Chiesa sono stati i segni distintivi del cambiamento bianconero, la traversa colpita da Cuadrado nel giro ultimo prima dei supplementari è stato il segnale di una serata maligna e sofferta che deve fare riflettere soprattutto Pirlo.

La squadra non ha identità definita, gli infortuni sono una giustificazione parziale anche se la condizione fisica di alcuni porta gli strascichi di una convalescenza affrettata, sta di fatto che finora la Juventus è vissuta sui gol in campionato di Ronaldo e la forza strepitosa, anche europea, di Chiesa. Il resto accadrà. Il peggio è già avvenuto.

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