Giovane e imprevedibile: il Giro diventa talent-show

I big tutti convinti di vincere il Tour: qui è caccia al volto nuovo. Quintana favorito, Aru la nostra speranza, Rodriguez l'usato sicuro

Giovane e imprevedibile: il Giro diventa talent-show

Mettiamoci comodi, da qui al primo giugno sappiamo già cosa fare di pomeriggio. Fanatici e disillusi, nonni e zie, giovani e anziani, chi ne sa e chi non ne vuole proprio sapere: ad un dato momento, un occhio al Giro lo butteremo tutti quanti. Qualcuno rimpiangendo quando guardava la tappa e ci credeva davvero, qualcuno credendoci ancora allo stesso modo, qualcuno sperando di poterci credere di nuovo: presto o tardi, tanto o poco, di netto o di striscio, ad un dato momento un occhio al Giro lo butteremo comunque. Se non sui corridori, certo sulle strade, sui paesaggi, sulle storie, sui costumi di questa nostra infinita Italia fuoriporta e fuorimano. Parlando di pedivelle, una cosa va detta subito, chiara e tonda: tra questo Giro 2014 e i soliti Giri c'è la stessa differenza che passa tra il Festival di Sanremo e un talent-show. I grandi big delle corse a tappe, che sono poi tre, e cioè Froome, Contador, Nibali, hanno preso la stessa decisione di vincere il Tour de France. Naturalmente almeno due di loro hanno fatto male i calcoli, avviandosi a prendere una solenne cantonata. Ma questo lo diremo a luglio. Adesso, a maggio, ci resta soltanto la constatazione di un Giro senza padroni. Per compensazione, l'imprevedibile talent-show dovrà andare giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, sfida dopo sfida, alla scoperta del più talento di tutti. Senza dittatori, trionfa la democrazia. C'è spazio per chiunque, ma la libertà ha il solito prezzo: ciascuno deve assumersi responsabilità in prima persona ed esprimersi direttamente, senza alibi e senza paraventi, perchè nessuno può più nascondersi dietro le prepotenze di un capo.

Dal grande libro dei luoghi comuni: largo ai giovani. Questo Giro ne propone a moltitudini, e tutto sommato sta proprio qui il fascino particolare - benchè obbligato - dell'inconsueta edizione. Certo si aggirano in mezzo al gruppo vecchissimi campioni come Evans e collaudate navi scuola come Rodriguez. Ma il segno distintivo, mai come stavolta, è quello della new-generation. Naturalmente, anche tra i giovani c'è chi vanta già qualche quarto di notorietà. Qualche pronostico doveroso. Il più gettonato è sicuramente Nairo Quintana, secondo al Tour dell'anno scorso. E' scalatore fortissimo (lo definiscono il nuovo Pantani, in senso buono, ma ci andrei piano) e viene dalla Colombia. Simpatica, questa cosa: storicamente, i colombiani al Giro hanno svolto il ruolo dei generosi attaccanti, figure tra il pittoresco e il romantico, sempre però con un retrogusto vagamente caricaturale, cioè colombiano per dire bravo attaccante, ma stringi stringi attaccante a vuoto, tanta fatica per nulla, decisamente un po' pirla. Ecco, c'è questa enorme novità: abbiamo finito di ridere alle spalle dei colombiani. Da qualche tempo, bravi tecnici - anche in Italia, vedi Claudio Corti - li stanno mettendo un po' in riga, a livello di disciplina e di equilibrio, con il risultato di avere già sonori risultati. Casualmente, uno dei maggiori antagonisti di Quintana sarà quell'Uran secondo l'anno scorso al Giro, pure lui colombiano. Sì, dobbiamo farcene una ragione: la Colombia sta diventando una superpotenza della biciletta. Erano macchiette, presto saranno macchie visibilissime in mezzo al gruppo, quelle fatate macchie di rosa e di giallo che tutti i tifosi cercano, rapiti a bordo strada.
Se è permesso, in un vero “talent“ vorremmo però avere anche qualche ragazzo italiano. Ma il momento è quello che è. Puntiamo sull'esplosione del sardo Aru per la classifica generale, sugli Ulissi, i Moser (nipote di), i Battaglin, i Viviani, i Colbrelli per qualche tappa. Senza Nibali, bisogna puntare sulle voci nuove: per forza o per amore. Altrimenti ci resta solo l'usato sicuro di Scarponi e di Basso. Di più: a fare gli sprint contro il nuovo fenomeno Kittel ci mandiamo ancora Petacchi, quarant'anni.

Lui valoroso, ma è più anziano del nostro presidente del consiglio. Anche l'Italia del Giro deve darsi una rinfrescata. Ci sogneremmo mai di mandare a un talent-show Nicola di Bari?

Tv: diretta su Raisport 2 dalle 18.40 e su Rai 3 dalle 20.

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