I veleni del gol fantasma di Muntari sono rimbalzati addosso a Buffon che ha avuto il coraggio di dire la verità: «Se anche avessi visto dentro il pallone,non l’avrei detto all’arbitro». Non sarà etico, ma è così. Le colpe vere sono altre. A cominciare da chi sta rimandando all’infinito l’uso della tecnologia per capire se un dannato pallone ha varcato del tutto la linea. Il sistema esiste da tempo, è italiano e porta la firma dell’ingegner Arcangelo Distante, direttore dell’Issia-Cnr di Bari, che ha portato avanti gli studi in collaborazione con la Federcalcio. Il programma non ha accusato una sola sbavatura nel corso della sperimentazione cui è stato sottoposto da una commissione tecnica della Fifa il 4 novembre.
Cos’è successo quel giorno, ingegnere?
«Si era allo stadio Friuli, sotto il diluvio universale, in condizioni proibitive. E il sistema ha risposto correttamente a ogni sollecitazione, dai cannoni che sparavano palloni a oltre 120 km/h alle simulazioni più estreme di gol fantasma, fornendo risposte immediate, entro un secondo, e in modo automatico, cioè senza intervento umano. Era quanto richiestodalla Fifa a tutte le aziende che hanno partecipato a questa prima fase di valutazione».
Qual è stata la risposta?
«L’aspettiamo dalla riunione dell’Ifab in programma il 3 marzo. E la cosa ci ha sorpreso perché si tratta di un organismo più politico che tecnico. Ci auguriamo di essere ammessi alla seconda e ultima fase di validazione che dovrebbe svolgersi nei prossimi duetre mesi. Al vincitore si spalancheranno le porte del Mondiale in Brasile».
Comunque vada, la tecnologia debutterà quindi nel prossimo Mondiale…
«Così s’è espresso il presidente della Fifa, Blatter, che non è mai stato favorevole alla moviola in campo ma sta ricredendosi».
Cos’ha pensato dopo il gol fantasma di San Siro? «Nell’immediatezza che non c’era bisogno di strumenti sofisticati per convalidare la rete di Muntari, tanto sembrava evidente. Forse il guardalinee era più attento alla posizione del giocatore che a quella del pallone. Ho pensato che con il nostro sistema non ci sarebbero stati problemi di alcun tipo.In tempo reale l’arbitro e i suoi collaboratori avrebbero ricevuto la risposta giusta attraverso un segnale sonoro e luminoso all’orologio e all’auricolare. Le polemiche si sarebbero spente sul nascere».
Ma come funziona questo sistema?
«Al progetto iniziale, che prevedeva due telecamere ai lati di ogni porta, abbiamo aggiunto una terza telecamera dietro la porta per avere la massima visibilità. C’è poi un computer che elabora in una sola immagine le tre che arrivano dalle telecamere e in qualche decimo di secondo avverte l’arbitro di ciò che è successo. Si tratta di telecamere in grado di fornire da 300 a 400 immagini al secondo, molto più evolute di quelle attualmente in uso che al massimo scandiscono 50 immagini al secondo».
E i costi su cui batte la Fifa?
«Assolutamente marginali. Un sistema di questo tipo, replicato su 20 stadi, verrebbe a costare sugli 80mila euro. L’investimento di tutta la Serie A si aggirerebbe sul milione e mezzo. Ma si tratterebbe di una spesa “una tantum”che fra l’altro potrebbe rientrare nelle infrastrutture dell’impianto. L’occhio di falco, usato nel tennis, costa 80mila euro per ogni settimana di torneo. Alla gestione è sufficiente un tecnico. Con altre sei telecamere a stadio, il sistema può dire con chiarezza se un giocatore è in fuorigioco e se un fallo è stato commesso dentro o fuori area. Ma la Fifa non vuole saperne».
E i
«Solo in casi acclarati come quello di Milan- Juve. L’occhio umano ha dei limiti. Meglio la tecnologia che fra l’altro è assolutamente imparziale».
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