Hamilton, il ribelle del Circus incorona Rosberg campione

Lewis vince, rallenta per mettere in crisi il compagno, disobbedisce al box e per due ore rende più bella la F1

Hamilton, il ribelle del Circus incorona Rosberg campione

Purtroppo, loro, non se ne sono accorti. Loro quelli del Circus, gli Ecclestone, i Todt, i capi tutti dei team, i direttori di gara, i giudici. Gente troppo presa a governare e comandare per comprendere che due uomini meravigliosamente coraggiosi e imperfetti hanno offerto su un piatto d'argento la soluzione a tutti i mali di uno sport che fu grandioso e oggi non si sa cosa sia. Nico Rosberg campione del mondo in nome del padre, 34 anni dopo Keke. E Lewis Hamilton ex campione del mondo dopo averne vinti due di fila e mancato questo per un nulla. Sono loro i benemeriti.

Adesso potremmo mandare tutto in vacca raccontando dei vent'anni dall'ultimo e unico figlio d'arte capace di laurearsi campione come il genitore, l'opaco Damon Hill. O, peggio, esaltarci per la rimonta e la bella strategia di Seb Vettel e della Ferrari che però, lo ricordiamo per chi ieri si fosse confuso, non hanno vinto. Solo podio. Terzo posto. Poca roba, suvvia. A insistere su statistiche e simil sciocchezze potremmo perdere l'essenza del messaggio partorito dalla lotta di nervi e acceleratore inscenata ieri dai due compagni di squadra Mercedes. Questo: che nella vita come nello sport comandano gli uomini. E quando gli uomini si ribellano le storie si scrivono da sole e non importa se siano di vittoria o di sconfitta, di esaltazione o di vergogna. Sono storie. Che si ricordano e tramandano conservando intatto il loro fascino.

Era stato così trent'anni fa quando Senna e Prost avevano preso a giocarsi e sfilarsi mondiali a suon di sportellate. Tant'è vero che siamo ancora qui a ricordarli e li abbiamo eletti ad archetipo dei duelli e dello show in F1. Ed è stato così ieri ad Abu Dhabi con Lewis primo e Nico secondo e però il secondo campione del mondo e l'altro ex campione per un pelo. Solo che nessuno di chi siede al comando del carrozzone l'ha capito e lo capirà. È successo quando i timori benpensati della vigilia si sono concretizzati, quando il più forte pilota presente oggi in F1, Hamilton, primo dalla pole ha subito deciso di rallentare la corsa per far sì che gli altri affamati del Circus, i Vettel, i Ricciardo, i Verstappen si avvicinassero a fine Gp a Rosberg secondo e bisognoso di chiudere a podio per essere campione. Meraviglioso, caldo, nevrotico, il crescendo di smorfie e conciliaboli dei capi Mercedes incapaci di convincere Hamilton ad accelerare un filino di più. No. Lui, uomo coraggioso, ribelle e imperfetto, ha continuato a centellinare ritardi spargendoli qua e là e a fare la cosa più difficile in F1: andare piano ma non troppo quando si ha un missile. Spettacolo, il suo, sublimato nel momento in cui Rosberg, conscio del piano del compagno, non ci ha pensato un attimo a mandare quasi a muro il pericolosissimo Verstappen che per via dei pit stop gli si era parato davanti a metà corsa. Nessun pilota che guidi il mondiale a pochi giri dalla fine del campionato dovrebbe prendere rischi simili, tanto più che i giudici asserviti di questa F1 puniscono ogni tentativo di sorpasso sopra le righe. Lui coraggioso e imperfetto ha capito che l'attacco andava portato. Non lo avesse fatto, forse, all'ultimo giro, non sarebbe riuscito a far diga così bene al fiume di affamati che aveva dietro, fra cui proprio Max. Spettacolo sublimato due volte ascoltando gli affannati team radio Mercedes che intimavano a Lewis di andare più veloce mentre lui, irriverente, rispondeva «ma se sono primo, tranquilli...» e intanto si faceva avvicinare di un millimetro ad ogni metro percorso.

Meravigliosi e imperfetti campioni del mondo tutti e due. Uno da neo, l'altro da ex. Grazie al loro esempio, la F1 avrebbe ora una grande occasione per salvarsi: liberare i piloti.

Aprire la porta all'uomo e chiuderla in faccia alla macchina. Invece continua a fare l'esatto contrario. Nel 2017 nuove regole e nuove monoposto. Loro dicono che sarà bellissimo. Loro gli Ecclestone e i Todt e i capi e...

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