Ibra all'Inter? No al Milan. Chi ci crede è perduto. Aveva fatto sapere ai cinque continenti che era giunto finalmente il momento di dichiarare dove sarebbe andato a svernare. L'annuncio della bomba sul futuro dello Zlatan si è invece rivelato una mossa pubblicitaria per il lancio del suo nuovo marchio di abbigliamento, geniale solo in quanto dietro c'era lui, Zlatan, uno che si è sempre divertito a intortare: «Mi piace quando i giornalisti cominciano a raccontare cose. Quando sarò stanco di troppe voci vi farò sapere dove vado. Per ora vi faccio scrivere ancora un po'». Un temerario collega si è spinto oltre chiedendogli notizie sul suo probabile approdo a Manchester, e lui: «Vi assicuro che indosseranno anche loro il mio abbigliamento sportwear». E così con una risata ha sistemato anche il povero Mou che, ai tempi del ritiro negli Stati Uniti dell'Inter, vigilia della stagione del Triplete, lasciò senza troppi giri di parole: «Qui non si vincerà mai niente, vado al Barcellona». Josè era disperato, testimonio oculare, presente quando Mou gli chiese quasi in ginocchio di restare, chiamava Massimo Moratti due volte al giorno, non sapeva che era già tutto fatto.
Al momento si sa solo che non ha confermato il ritorno a Manchester da Mourinho (da qui la suggestione che la frenata possa essere dovuta a qualche sirena cinese e milanese) e lascia 600 metri quadri di residence nel cuore di Parigi, anche qui con un bel due di picche a baracca e burattini con aggiunta di dichiarazione, neppure la prima, sull'Italia e il Milan in particolare: «Se devo fare un paragone con i club in cui sono passato, il Milan, storicamente, è il più grande. È conosciuto in tutto il mondo. È qualcosa di incredibile. Sotto tutti gli aspetti. Quando sono arrivato i giocatori erano dei nazionali, eleganti. Era davvero straordinario. Si vedeva la potenza e si sentiva la dimensione della società». Adriano Galliani c'ha marciato sopra alla grande, le trattative in seno al passaggio di proprietà con un gettito di denaro fresco hanno fatto il resto, la tifoseria si è subito aizzata. Perché Ibra è un furbo da 15 milioni netti a stagione, ma è anche uno dei pochi in Europa, assieme a Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, non ancora Paul Pogba, a poter spostare da solo gli equilibri di una partita e alzare di diverse posizioni la credibilità di una squadra.
Con Mancini è stato tutto rose e fiori, gli ha fatto vincere degli scudetti, l'ultimo giocando a Parma con un ginocchio gonfio sotto l'acqua. E qui a Milano sua moglie, la signora Helene Seger, ha conosciuto il mondo. Per cui, i nuovi proprietari dell'Inter o quelli futuri del Milan (se ci saranno) è proprio in lei che potrebbero trovare una preziosa alleata nel convincere Zlatan a tornare.
Anche perché se c'è una sola remota possibilità che Ibra, che non ha mai lasciato la sua casa, torni in città, è il gusto sfrenato per lo shopping di Helene al quadrilatero dalle parti di via del Gesù, forse l'unico che per Ibra, possa competere con lui.
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