È che un anno dopo doveva e poteva essere diverso. La Ferrari, la nostra nazionale a quattro ruote, amata con velocità diversa tanto e quanto quella del calcio, dodici mesi fa era l'unica assente ingiustificata al tavolo imbandito per l'insperata abbuffata dello sport italiano. Gli azzurri vincevano gli Europei e la Rossa arrancava; Tamberi e Jacobs volavano correndo nell'oro olimpico e la Rossa arrancava; Berrettini andava in finale a Wimbledon e la Rossa arrancava; gli eroici ragazzi e ragazze delle paralimpiadi ci sommergevano di medaglie e la Ferrari arrancava. Stagione di transizione avevano detto da Maranello alla vigilia, schietti come questa gestione è sempre stata, spiegandoci che testa e risorse sarebbero state solo per lo sviluppo, che in pista il Cavallino sarebbe andato solo per onor di firma con una macchina nata male e trascurata pur di dirottare energie, cervelli e muscoli nel progettare, migliorare, testare la monoposto per la Formula uno duemilaeventidue. Quella della rivoluzione tecnica dove tutto si può azzerare ci avevano giustamente detto, alimentando attese e speranze. È che la Ferrari, invece, ora, ci ha illuso. E deluso. Mentre gli azzurri di Mancini sprofondavano in una vergogna nazionale che più grande non si può, mentre oggi la Nations è uno specchio crudele che ci fa vedere solo azzurro sbiadito e di serie B, mentre Jacobs trascorre più tempo ai box che in pista, noi dalla primavera avevamo lei: la Rossa partita come non accadeva da decenni, la nazionale dei motori che una vittoria e un podio e una vittoria e due podi si era issata in vetta al mondiale con l'autorità di epoche lontane. Poi, all'improvviso, ci ha tolto tutto, compreso il sapore dolce che ricordava un anno fa.
In F1 non si cambiano i mister in corsa e Binotto non è un mister ma un ingegnere che tira le fila di molte cose e, vedrete, sistemerà pure questa. Forse a fine estate la Ferrari sarà di nuovo in vetta, chissà... Intanto, però, un anno dopo poteva e doveva essere diverso. Anche perché la Ferrari è sport e industria assieme. E ne avevamo bisogno.
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