C'è chi schiera il Papa (Argentina) e chi un Re (Olanda). E chi vuol godersela con due donne di ferro: la Presidente e la Cancelleria. Titolo da film e stavolta anche da pallone festivàl. Certo, se Dilma e la Merkel andassero in campo, Scolari e Loew starebbero più tranquilli. Le donne tirano fuori gli artigli, gli uomini al massimo vanno a zampate. E le zampe dei calciatori spesso sono anche sbilenche. Suvvia, penserà qualcuno, non svalorizzate la nobiltà del pallone: Brasile e Germania si portano in campo otto titoli mondiali in due. Senza l'Italia (4 titoli), niente di meglio per far l'addizione. Ma sarà il caso di dire: vinca il peggiore? O perda il migliore? Mettetevi comodi, mai e poi mai questa partita ci darà la risposta giusta. I brasiliani piangono Neymar e Thiago Silva e nessuno li solleverà da tanto lacrimare. La vittoria sarà solo una tappa verso la Redenzione al Maracanà, la sconfitta l'ineluttabile percorso di un destino cinico e baro. Fondamentalmente ai brasiliani va meglio così: perdere con Thiago e Neymar sarebbe stata una Maracanazata moderna. Perdere con i tedeschi meno devastante che lasciar campo all'Argentina. Vincere, l'ennesimo segnale che il Dio del pallone è nato in Brasile. Oggi le strade del Brasile saranno meravigliosamente deserte, uno spettacolo nello spettacolo di questo mondiale, la partita sarà una fantastica Messa di massa con i fedeli tutti vestiti di verde oro come la squadra. La Germania metterà la maglia famosa per essere quella del Flamengo, un omaggio degli sponsor e una strizzata d'occhio.
I tedeschi non piangono e mai nella storia penseranno di essere inferiori a qualcuno, nonostante i risultati. Non solo calcistici. La Germania sembra una squadra, il Brasile soprattutto un nazione. Johan Cruyff che, con i tedeschi, dovrebbe essere acidino secondo inclinazione propria e di bandiera, li ha già promossi: «È l'unica fra le semifinaliste che sta giocando buon calcio». Ed ha regalato la lode a Toni Kroos. Furbizia ci sguazza. Invece Ronaldo, inteso come il Fenomeno, quello che servirebbe stasera alla Selecao al posto dei gattoni di marmo Fred e Hulk, si gioca la reputazione puntando sull' 1-0 per la sua nazionale. Ronnie è il miglior cannoniere di tutti i mondiali (15 gol in 4 edizioni). Ma ora siede in tribuna e, vedi caso, si guarda allo specchio con un tedesco che sta ancora in campo, stavolta in panchina, ed ha segnato quanto lui: Miro Klose è rimasto l'unico fra quelli che si giocarono la finale di coppa nel 2002: Ronnie stravincente e Miro sostituito da Bierhoff. Chissà mai che il pallone non rimetta la storia a posto.
Qualche indicazione in tal senso l'ha già regalata: il Brasile senza il suo asso, pass partout e goleador doc. La Germania, invece, molto più forte davanti di quanto lo sia dietro. Thomas Muller è il tenore di qualità, Podolsky e gli altri buoni coristi. Partita che, probabilmente, ci illustrerà il bello del gioco d'attacco, avendo entrambe le difese qualche crepa. Scolari ieri ha provato almeno 15 diverse soluzioni, non avendo la trovata ottimale per rinvigorire l'attacco e rendere più fantasioso un centrocampo che manca della seta. Non sono più i tempi dei Garrincha e Pelè, Tostao, Rivelino, Rivaldo, Zico, Ronaldinho, di Ronaldo e Kakà. Qui siamo rimasti a Oscar, Luiz Gustavo, Paulinho, Fernandinho o magari Willian. Viene voglia di chiudere la Tv. «Ma loro sono forti anche senza Neymar. La pressione non li ha paralizzati», ha raccontato Loew con sequenza di grandi elogi. E conclusione ineluttabile: «Abbiamo uno spirito di squadra incredibile e non abbiamo finito. Vogliamo giocare ancora al Maracanà». I brasiliani pure e ci stanno provando in ogni modo: il medico della Selecao ha bloccato certi santoni pronti a promettere guarigioni miracolose per Neymar. Ad evitare danni al prezioso bene si sono mossi anche i medici del Barcellona: meglio far la guardia.
Invece la Fifa ha tolto ogni idea sull'annullamento della squalifica a Thiago Silva.
In compenso ha designato come arbitro Marco Rodriguez, il messicano che ha combinato guai in Italia-Uruguay. Il Brasile si è subito lamentato, dimenticando che, nel caso specifico, il messicano ha favorito una squadra sudamericana e sfavorito quella europea. E chi vuol intendere, intenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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