Italia bella addormentata svegliata solo dai bambini

Dentro il resort solo allenamenti e dormite. Meno male che Balo twitta ed è molto social

Italia bella addormentata svegliata solo dai bambini

Nostro inviato a Rio de Janeiro
Ci volevano i bambini per svegliare questa Italia, magari risvegliare il senso di un mondiale giocato per la gente, non solo per il loro portafoglio (leggi premi e sponsor) o per allungare la fantasia di chi vede nel ritiro i romanzi da famiglia del Mulino bianco. Tra nonne, mogli, fidanzate e pargoli è tutto un inno alla felicità. Hanno annunciato il loro arrivo anche le dolci metà di Immobile e Insigne. Ma intanto l'Italia che conta, quella di giocatori e maglie azzurre se ne sta chiusa nel bunker neppure si trattasse della Nasa. Eccessi, anche se c'è sempre un De Rossi di buona parola che si prende la briga di spiegare: «Non mi entusiasmo per gli allenamenti a porte aperte. A me non spiace preparare la partita nel silenzio, senza giornalisti e tifosi. Eppoi questo ritiro è uno dei migliori in assoluto: a dieci metri lo spogliatoio, a due minuti il campo». Un segno dei tempi e di un distacco fisico, le parole contano meno, i tweet molto di più e i ritiri si perdono nel silenzio, i gesti popolari vengono centellinati.
Poi arrivano i bambini ed anche De Rossi ammette che è bello vederli: «Trasmettono un entusiasmo unico. Vedrete che questo sarà il mondiale più bello e gioioso di sempre». I ragazzini vanno per via diretta, il mondo di internet va a rovistare dovunque, ma poi il blocco azzurro diventa un muro: peccato si sgretoli quando va in campo. Non è un'Italia caciarona, nemmeno troppo sorridente. Il viso di Cassano ha sempre la smorfia, Buffon prova a sorridere per tutti. Le conferenze stampa si affidano alla buona volontà dei soliti noti: Marchisio, De Rossi, Barzagli, magari Sirigu. Pirlo ha fatto irruzione un giorno ed è stato pienone anche nella sala dei giornalisti venuti da tutto il mondo. Altre volte ci sono solo gli italiani: eppure siamo al mondiale. Il mondo azzurro (ed anche quello degli sponsor) raccoglie segnali forti solo quando si presentano giocatori dal grande appeal. Ma nessuno ci fa caso, l'Italia gode della sua solitudine. Sui giornali italiani non sono ancora comparse interviste con Cassano o Balotelli, anche Buffon ha bucato l'appuntamento. Direte: conta poco, basta che giochino bene. Ma questo è il mondiale, non il torneo del nostro pollaio. Quasi, quasi è una fortuna che Balo si eserciti ogni giorno inseguendo tutti i mezzi possibili, si è appena presentato anche su faceboook. Gli altri vanno in ordine sparso. De Rossi ha raccontato di comparire sotto falso nome. «Preferisco parlare con famiglia e amici, non con tutti». Buffon si è spremuto nel mattino di dolore, prima della sfida con l'Inghilterra, per raccontare il momento di scoramento.
SuperMario impazza: ogni tanto eccede, altre volte sprizza simpatia, è l'unico vero intermediario tra il mondo Italia e la squadra Italia. Bisognerebbe essergli grati. Lui parla e racconta, gli altri dormono e pensano alla famiglia. Così pare.
E ieri quando, nel bunker del Portobello resort, sono comparse scolaresche di Mangaratiba e ragazzi delle scuole calcio, pareva di stare in un altro mondo. Perfino in un campionato del mondo. Cattivo pensiero induce a credere che il sindaco della felice (meglio non dire civettuola, secondo vocabolario del bon ton giornalistico) cittadina abbia dato una bella svegliata alla nostra diplomazia sventata: cari signori, volete darci qualcosa oltre ai danari pagati all'Hotel? Fra l'altro il resort, racconta chi lo abita, vale un tre stelle nostrano anche se i prezzi sono da cinque stelle.
Ecco, allora, gli azzurri tutti sul campo a raccogliere cori e applausi, urletti e sorrisi dei bambini. Buffon, Pirlo e Balotelli i più acclamati. Ma potevano gridare anche Renzi e Napolitano, se qualcuno lo chiedeva. Balotelli come neppure allo stadio.

La festa del villaggio è stato un coro al calcio vissuto, come lo amano in Brasile dove i giocatori stanno ore a firmare autografi. I bambini lo hanno spiegato a modo loro. E alla domanda un po' illusa («Tiferete Italia?») hanno dimostrato di non essere fessi. «Macchè, Brasile!».

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