"Italia, un po' di follia per tornare a vincere"

Rugby, oggi la Francia nel 6 Nazioni. L'ex icona: "I nostri ragazzi lo meritano"

"Italia, un po' di follia per tornare a vincere"

L'Italrugby e il Sei Nazioni. Un appuntamento che si rinnova, con un digiuno storico da interrompere per rilanciare un movimento in profonda crisi di risultati. L'ultima vittoria azzurra nel torneo risale al 28 febbraio 2015, e la nuova Italia del ct Crowley ha davanti a sé tre partite per evitare di fare i conti con un anniversario poco lusinghiero. La prima (oggi alle ore 16) sarà contro la Francia, grande favorita che a novembre ha battuto anche gli All Blacks. Andrea Lo Cicero, leggendario Barone dell'ovale azzurro, conosce bene i nostri prossimi avversari.

Cosa aspettarsi da questa Italia?

«Il cambio dello staff tecnico impone ai giocatori di doversi adattare a un nuovo sistema di gioco, cosa che in uno sport complesso come il nostro richiede inevitabilmente un po' di tempo. Per questo è prematuro giudicare la nuova nazionale dopo sole tre partite amichevoli. Ma la nostra è per tradizione una squadra un po' folle, e mi auguro che nelle prossime settimane possa accadere qualcosa di bello».

Azzurri di nuovo protagonisti, coi club, in campo internazionale.

«Questa è sicuramente un'ottima notizia, perché questo tipo di esperienza è quella che ha fatto la differenza per la mia generazione ed era venuta a mancare negli ultimi anni. Giocando ad alto livello fuori dall'Italia ti confronti con giocatori che alzano l'asticella delle tue performance. In più, quando te li ritrovi contro con la nazionale, hai il vantaggio di conoscere i loro punti deboli e di essere preparato al meglio per affrontarli».

Proprio la Francia è un esempio da seguire sul piano della programmazione.

«Gli spunti e gli esempi virtuosi sono a portata di mano, magari adattandoli alle caratteristiche tipicamente italiane. Servono continuità e programmazione, e in questo senso purtroppo la presidenza federale precedente ha commesso molti errori», affidandosi a figure che non sono state capaci di creare qualcosa di importante».

Il suo ultimo cap in azzurro, nel 2013, sembra appartenere a un'altra epoca.

«Quando ho dato l'addio alla nazionale giocavamo in un Olimpico strapieno, che ci dette una spinta fondamentale per battere l'Irlanda. Il rugby ti aiuta a comprendere veramente la forza e le debolezze di compagni e avversari. Posso avanzare soltanto grazie al sostegno del mio compagno, una filosofia opposta rispetto a quella dei nostri giorni, nei quali sfiducia, odio e divisioni la fanno da padroni.

Sarà

l'anno buono per tornare a vincere un match del Sei Nazioni?

«Non amo i pronostici, ma di una cosa sono certo: i nostri ragazzi meritano una vittoria, dopo i tanti sacrifici fatti in questi due anni di pandemia».

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