Italia un po' giovane e un po' zia La miscela mondiale di Prandelli

Il ct sta cucendo due anime: blocco storico e nuova generazione. Con lo stesso obbiettivo. De Rossi: "Triste pensare all'ultima con Pirlo. Vogliamo lasciarci con la coppa in mano"

Italia un po' giovane e un po' zia La miscela mondiale di Prandelli

Nostro inviato a Rio de Janeiro
Un giornalista del mondo arabo ha usato una curiosa sintesi sul meglio del nostro bigoncio pallonaro. Leggete un po': Pirlo è fantastico ma fisicamente debole per essere un centrocampista; Balotelli potrebbe risolvere di più, ma non si muove molto; Marchisio è uno dei più veloci al mondo tra centrocampo e area, ma è trequartista classico; Cerci è abile ma non difende; Candreva difende ma non è abile come Cerci; Immobile è un grande attaccante ma non fuori dall'area di rigore; Cassano fa la differenza ma non riesce a giocare 90 minuti. Si può essere più o meno d'accordo, ma questa geografia del nostro calcio dimostra che c'è un'Italia vecchia guardia che non vuol mollare, forse la migliore che ci sia, e l'Italia rampante che prende l'occhio anche agli osservatori stranieri.
Prandelli sta tenendo insieme le due anime, nel suo cuci e ricuci potrebbe nascondersi il segreto per far strada nel percorso da Rio de Janeiro verso ignota meta. Nella storia dei nostri mondiali c'è un leit motiv: squadra in rinnovamento, squadra che poi lascia il segno. Per dirne una: l'Italia dei mondiali 1978 divenne campione in Spagna quattro anni dopo. Quella successiva di Mexico '86 saltò per aria a causa del troppo affetto del ct verso i suoi vecchi guerrieri. L'Italia di Trapattoni al mondiale 2002 venne in parte rivoltata da Lippi per vincere il Mondiale 2006. Ma nel 2010 subì il peso di un rinnovamento monco. Questa Italia è il mix tra quella che ha raggiunto la finale europea, contro la Spagna, e quella del futuro. I vecchi non mollano. Lo si vede in allenamento, guidano e gestiscono loro. Parlano poco, corrono tanto. O corrono bene, con il caldo di queste parti che, a dispetto di allarmi e allarmismi, non è molto di più di quello vissuto a Mexico '86 o Usa '94, tanto per citare casi classici.
Pirlo ha annunciato il ritiro dopo il mondiale, ma la colonna vertebrale della squadra è ancora cosa loro: Buffon, Chiellini e Barzagli, De Rossi e Pirlo, Cassano con la voglia di menar talento più che gambe. Non mollano e ci tengono: questo mondiale potrebbe essere l'ultimo dell'assortita bella compagnia. De Rossi lo ha detto per tutti, in nome della amicizia con Pirlo. «Dieci-dodici anni passati insieme, anche in camera, ti segnano. A maggior ragione, se penso che l'ultima partita del mondiale potrà essere l'ultima insieme in azzurro».
De Rossi non mollerà, ed è uno che crede al valore della maglia. Poi vedi i rampanti e capisci che non perdono attimo per farci vedere la qualità loro: niente male Sirigu al posto di Buffon che, sarà un caso o sarà per un eccessivo pessimismo medico, si è risollevato con fin troppa facilità da quell'infortunio nato tra più ombre che luci. Il medico ha garantito, sennò ci sarebbe da pensare male. Ieri il portierone ha ripreso ad allenarsi con la squadra. Darmian è la miglior sorpresa e si è incollato la maglia da titolare al petto. Immobile spinge per aver spazio, Parolo e Verratti si giocano una maglia testa a testa con Thiago Motta stavolta favorito. «Thiago è un mediano difensivo tra i più forti del mondo, ha più classe, è più regista di me», ha raccontato De Rossi in difesa dell'ancien regime. De Sciglio sta facendo miracoli per recuperare e racconta qualche bugietta: «Sono pronto per giocare». Quando il medico chiede ancora tempo. Ieri si è allenato, ma il ct potrebbe varare la coppia Bonucci-Chiellini, se Barzagli faticherà, e richiamare Abate a destra. Quando si allenano li vedi, c'è un filo sottile che separa vecchia e nuova Italia. Balotelli e Cassano stanno in mezzo al gruppo, soli con tutti ma non soli contro tutti: Fantantonio conosce il suo destino, SuperMario lo sta costruendo.


Il bello dell'Italia è proprio questo: c'è un presente, un futuro, chissà quale passato? Insigne e Immobile non si staccano e non li stacca neppure Prandelli nelle partitelle d'allenamento, Verratti cerca spazio affannosamente, Bonucci gode della juventinità e aspetta il futuro. «Vogliamo lasciarci con la coppa in mano», racconta De Rossi. È l'ultima occasione. O la prima.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica