Non è un sogno: Sinner n°1

Jannik nella storia: è sul tetto del mondo, primo azzurro a riuscirci. Il suo mantra: "L'unica cosa che conta è la testa". E adesso toccherà all'Italia meritare un atleta così

Non è un sogno: Sinner n°1
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L'impossibile non esiste. E se non ci credete è perché non avete mai vissuto anni a bordo di un campo da tennis in attesa del nuovo Messia. Un italiano numero uno del mondo è la dimostrazione che non si può prevedere tutto nella vita, a meno che tu non sia Jannik Sinner e nasca in una zona del Paese dove le incertezze vengono spazzate via in poche parole: «Quando giochi ci possono essere tante variabili, il maltempo, qualche problema fisico, la fortuna. L'unica cosa che conta è la testa: quella è sempre con te». Sarà per questo che una testa con i capelli rossi sorriderà da lunedì 10 giugno sopra quella di tutti gli altri nella classifica mondiale, che è da stampare e da mettere in un quadro. Tant'è l'immagine che tutto, ma proprio tutto, ha qualche probabilità di succedere.

E insomma: il nuovo Panatta è qualcosa in più di Panatta. Ed anche ci scuserà, anche se non lo pensa di Pietrangeli e di tutti quei miti della racchetta che hanno rappresentato la Dolce Vita di questo sport, prima che diventasse un lavoro. Altri tempi oggi, quelli del professionismo, e proprio per quello Jannik è un manifesto che dovremmo appiccicare in ogni muro del Paese, poiché tutto questo è lavoro, solo lavoro. E serietà, impegno, senza scorciatoie. Si vabbè, Jannik risiede a Monte Carlo come moltissimi tennisti top, e se ci fosse qualcosa di male sarebbe solo la dimostrazione che più italiano di così si muore.

Sesto Pusterla, da dove viene, è un paesino in cui il silenzio dice più di mille parole, ed anche uno di quelli dove un ragazzo con tanti sogni in testa può trovare la sua strada. È l'Italia dei tanti comuni così. È il luogo in cui un talento destinato allo sci diventa un predestinato del tennis, educato al rispetto di chi ha da fare per capire il valore dell'impegno: «Ho chiamato la mamma? disse dopo aver vinto il suo primo Slam a Melbourne Non ancora: starà festeggiando e non voglio disturbare». Non è una posa, ma anzi: è una storia che viene da lontano, quando Hanspeter e Siglinde erano cuoco e cameriera in un maso e lui aveva timore di telefonare dopo un torneo. «È una questione di rispetto dice sempre -, bisogna averlo per chi lavora». Ed allora per questo Sinner adesso è come Valentino e Federica P., Marcell e Gianmarco, Gregorio e Federica B., Sofia e Vincenzo e tutti quelli insomma che soli con loro stessi, il loro talento e la loro fatica, sono diventati l'esempio per noi italiani.

Anche quando, arrivati dove più in alto non si può stare, ti guardano negli occhi e dicono quella cosa che Jannik ripete tutti i giorni: «La classifica è un premio che ti può fare felice, ma la cosa più importante è migliorare sempre, come atleta e come persona». Abbiamo aspettato una vita un Numero Uno come lui, ora speriamo di sapercelo meritare.

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