La Juve non dorme ma sogna "Vogliamo vivere alla grande"

Conte: "Noi siamo pronti, è bello riprovare queste sensazioni". E a Galliani dice: "Sul cellulare metto solo la foto di mia figlia"

La Juve non dorme ma sogna "Vogliamo vivere alla grande"

Torino - Juventus 91, Milan 88. Classifica datata 14 maggio 2006. I bianconeri hanno appena vinto a Bari, in campo neutro: 2-0 alla Reggina. In panchina, Fabio Capello. In campo: Buffon (42' st Abbiati), Balzaretti, Kovac, Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi, Giannichedda, Emerson, Nedved, Ibrahimovic, Trezeguet (26' st Del Piero). In settimana era però successo di tutto. In poche parole: era scoppiata calciopoli e John Elkann aveva già annunciato un bel repulisti. A Torino, nessuno ebbe voglia di festeggiare quello scudetto: zero cortei, pochi clacson e testa bassa. Quel che è successo dopo, lo sanno tutti ed è inutile tornarci sopra per l'ennesima volta. Quel che invece conta è che stasera, a Trieste contro il Cagliari, la Juventus potrebbe anche festeggiare qualcosa di serio e di grande per la prima volta dopo quel giorno. Ancora non in casa propria e nemmeno in casa altrui, vista la decisione di Cellino di far giocare i suoi nel nordest in polemica per i noti problemi che affliggono il Sant'Elia: il patron sardo ha comunque trovato una bella sorpresa nell'uovo di Pasqua aperto in ritardo, visto che la Juve garantisce incasso da Champions e i prezzi dei biglietti fissati per l'occasione (30 euro le curve, 150 e 200 gli altri settori) sarebbero degni dell'Ufficio Indagini.
Problemi e polemiche, comunque, che per una volta non riguardano la Signora: concentrata ma anche, a detta di Conte, «Serena e sul pezzo. Tutti noi abbiamo dormito poco, se non con l'ausilio di qualche goccia, dopo il pari con il Lecce arrivato in quel modo (papera di Buffon, ndr). Però, passata la nottata, avremmo tutti voluto rigiocare subito la stessa partita. Questa è la vita: abbiamo ancora un punto in più del Milan e bisogna guardare avanti. Ed è sempre un bel guardare».
Sei anni dopo, il traguardo "superstraordinario" è dietro l'angolo e potrebbe essere afferrato stasera nel caso in cui i bianconeri battessero il Cagliari e il Milan non facesse altrettanto con l'Inter. «Per vincere servono testa, cuore e gambe: noi ci siamo. Intanto, essere tornati a vivere vigilie importanti come questa ci deve riempire di orgoglio e soddisfazione. In carriera ho avuto la fortuna e il piacere di vivere situazioni simili e opposte, come ritrovarmi dietro a inseguire all'ultima giornata. É la bellezza del calcio, che regala sempre sensazioni nuove e grandi emozioni. Ero più nervoso quando giocavo? Il presente è sempre più importante del passato, perché quello nessuno te lo può più togliere. L'unica cosa che conta è vivere alla grande l'oggi».
Tono di voce pacato, a differenza di altre volte: l'intento è quello di non trasmettere ansia, «Perché le motivazioni sono a mille e io non devo fare nulla di eccezionale se non tenere tranquilli i ragazzi. Contraccolpi dopo il Lecce non ce ne sono stati: ne sono convinto, ormai ci capiamo con un solo sguardo». Un po' come con sua figlia, cui non a caso Conte ha dato il nome di Vittoria a testimoniare una sorta di piacevole ossessione. «Galliani ha detto di avere sul telefonino la foto del gol di Muntari? Io ho solo quella di mia figlia. E non desidererei vedere altro sul mio cellulare: nessun'altra persona se non Vittoria».
La lotta di nervi con il Milan non si arricchisce insomma di un altro capitolo: la Juve se ne sta nel suo cantuccio, consapevole di essere padrona del proprio destino. Con zero guai fisici se si eccettua lo stop di De Ceglie: ha recuperato anche Pepe, in ballottaggio per una maglia con Giaccherini. Dettagli, alla fine.

Conteranno l'atteggiamento e magari la voglia di raddoppiare in fretta dopo essere passati in vantaggio, giusto per non inciampare in altri infortuni tipo quello di quattro giorni fa. E se stasera il punticino di vantaggio sarà ancora uno soltanto, diventa difficile immaginare che contro l'Atalanta, tra otto giorni, non arrivi la Vittoria della staffa.

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