Torino - Silenzio, parla Andrea Agnelli. Nel senso che, dopo le bocche cucite da parte di staff tecnico e giocatori nel post pareggio di Marassi contro il Genoa, ieri la Juventus ha ritrovato la parola. Lo ha fatto tramite il suo presidente nello stadio di proprietà, cogliendo l'occasione che gli veniva data dalla presenza di Michel Platini, oggi presidente dell'Uefa emozionatosi di fronte alla propria stella al punto da dichiarare che in un impianto «così bello e funzionale sarebbe stato bello giocarci con la mia Juve».
Quella di ieri non era però giornata dedicata ai buoni sentimenti e alla possibilità che nello Stadium si disputi la finale di Europa League 2014. Anzi: è stata invece l'ennesima occasione per rilanciare il malumore juventino nei confronti della classe arbitrale, rea di avere commesso tanti (troppi, secondo la visuale bianconera) errori che hanno penalizzato il cammino della truppa di Conte. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati a Marassi il mancato rigore concesso per fallo su Matri e il gol ingiustamente annullato a Pepe per un fuorigioco millimetrico che la moviola avrebbe poi dimostrato non esserci. Così, dopo venticinque ore di blackout, la Juventus è tornata a dire la sua: «A Genova abbiamo avuto un momento di riflessione che reputo assolutamente corretto - ha esordito Agnelli -. Non potendo nuovamente esprimere alcuni pensieri che nel recente passato hanno provocato così tanta attenzione, abbiamo ritenuto che un giorno in silenzio avrebbe potuto fare bene. I nostri pensieri però non cambiano». E non sono pensieri lieti, alla fine: «Il clima è pesante? Sapevamo che riportare la Juventus al successo sarebbe stata un'operazione molto impegnativa. Lo stiamo facendo, consapevoli che la nostra forza è sufficiente per ottenere quei risultati che ci siamo prefissati. Siamo in grado di lottare contro tutto e contro tutti. Ci mancano undici o tredici partite (semifinale di ritorno ed eventuale finale di Coppa Italia, ndr), i conti li faremo alla fine. Diamo fastidio? No, la Juve diverte e ci rende orgogliosi. La squadra sta facendo il suo mestiere: competere per vincere. Non penso che stiamo pagando le lamentele di Conte verso la classe arbitrale: è dalla prima giornata di campionato che notiamo certe cose».
Nessuna retromarcia, insomma. E i puntini sulle classiche "i" vanno messi fin dall'estate scorsa. Perché, sulla base di quanto detto da Agnelli, l'analisi fatta di concerto con lo staff tecnico propone dati interessanti: «Abbiamo una tabella secondo la quale appare evidente lo scompenso che c'è tra la mole di gioco prodotta, il tempo che passiamo nell'area avversaria e i falli che ci sono stati fischiati a favore».
Altro giro altro regalo di polemiche, anche se il tono è apparentemente conciliante partendo da quel «momento di riflessione» che ha però fatto più rumore di certe dichiarazioni.
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