L'egoismo dei club e i problemi del Paese

Il denaro su tutto. E l'Italia poco connessa? E i 4000 dipendenti della pay tv?

L'egoismo dei club e i problemi del Paese

Hanno vinto tutti. E hanno perso gli abbonati. Ha vinto Dazn, con i soldi di Tim sia chiaro, Sky attende lunedì per capire se le tre partite di risulta saranno sue e a quali costi. Gli utenti devono accettare scelte dettate dalla crisi contabile dei club ma che alla crisi economica dei cittadini non hanno alcun interesse. Anzi. Chi vorrà vedere la serie A dovrà sottoscrivere un contratto con Dazn-Tim e non certo ai canoni attuali. Sempre che non si appalesino nuovi competitor. Chi vorrà godersi la champions league dovrà prolungare l'accordo con Sky. Per aggiungere la sbornia di denari, a settembre per molti sarà opportuno cambiare il televisore per ricevere il segnale del digitale terrestre. Più che di un bonus sarebbe opportuno un maalox, i presidenti del football italiano hanno ovviamente badato al proprio esclusivo interesse, ignorando, per privilegio di nascita, i problemi di connessione (la velocità media è la più bassa d'Europa, la trasmissione di film non comporta esigenze analoghe a quelle che impone la diretta di un evento, soprattutto sportivo e calcistico). Senza trascurare l'aspetto sociale che riguarda Sky e i suoi quattromila dipendenti. Già era prevista una rilettura dell'attuale organico impegnato nelle dirette calcistiche ma va da sé che la perdita di duecentosessantasei partite comporterà una rivoluzione nella struttura, pur restando in vigore il palinsesto della champions league e dell'Europa league.

Una decisione, quella della Lega di serie A, che avrà dunque ricadute pesanti nel mondo Sky Italia con probabili disdette di abbonamenti, perché finora gran parte dei sottoscrittori è stata attratta dall'offerta calcio e non certo dalla programmazione di film, un settore nel quale Sky sta pagando la concorrenza feroce di Netflix. Se è vero che il futuro della comunicazione televisiva è streaming è anche vero come sarebbe necessario prima ricevere le garanzie totali sulla qualità delle connessione e quindi siglare un accordo triennale. A oggi il segnale non è sicuro in tutte le parti del Paese, già si sono registrati disservizi durante il campionato (gli ultimi minuti di Parma Udinese sono saltati senza alcuna comunicazione) e già qui potrebbe, eventuali altri contrattempi o inconvenienti potrebbero portare ad azioni legali. La presenza di Tim, impegnata in una potente campagna pubblicitaria, dovrebbe costituire un atto di fiducia ma oltre la fede c'è una realtà che smonta qualunque illusione.

Il ministro dell'Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, la scorsa settimana, ha chiarito la situazione del nostro Paese: «L'Italia è uno dei Paesi in Europa con il maggior digital divide», con le disuguaglianze più evidenti, solo il 42% dei nostri connazionali tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base contro il 58% in Europa. Il 17% degli italiani nella stessa fascia di età non ha mai usato Internet, contro il 9% dell'Ue, quasi il doppio». Altre novità?

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