RomaComunque vada, non sarà un successo. Alla vigilia dell'ultimo atto del Sei Nazioni, Sergio Parisse non usa mezze misure: «Il bilancio non è positivo anche se oggi dovessimo battere l'Inghilterra». La "mission impossible" dell'Italia sará all'Olimpico di Roma. Ma la vera sfida sarà quella che vedrà Inghilterra e Irlanda giocarsi a distanza la vittoria nel torneo. Da una parte il XV della Rosa costretto a vincere bene e sperare poi che la Francia fermi gli Irish. Dall'altra l'Irlanda, appunto, che con il fattore O'Driscoll cerca di sbancare lo Stade de France per regalare al suo capitano un passo d'addio da raccontare ai nipotini. Nel mezzo c'è l'Italia di Brunel più ammaccata che mai. La sconfitta di sabato scorso a Dublino, la doccia scozzese con gli highlanders, le sconfitte contro Galles e Francia. Quattro ko che fanno male anche perché al commissario tecnico di Courresan i conti cominciano a non tornare. Non tornano in difesa, troppe le mete incassate dagli azzurri. Non tornano in attacco con pochi palloni da giocare con un minimo di efficacia. E non è certo con l'Inghilterra che le cose possono cambiare. La squadra di Lancaster oggi vale l'Irlanda. Ci sono i chili e non manca la qualità con un paio di seconde linee capaci di inventare anche con le mani.
In campo torna Sergio Parisse ma non Castrogiovanni, con Brunel che conferma Orquera e Tebaldi nella mediana. Il cittì manda un messaggio chiaro: nessuna rivoluzione, questa Italia crede nel proprio gioco. Quindi poche novità sperando che le cose comincino finalmente a girare per il verso giusto. Brunel ci prova da un anno a chiedere una difesa più aggressiva ed una più attenta gestione dell'ovale.
L'obiettivo non dichiarato è il mondiale 2015 e forse un passaggio a vuoto il coach transalpino lo aveva anche messo nel preventivo.
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