Claudio Lotito gode, certo. Ma soltanto a metà. La Lazio vola in campionato, travolge la Juventus all’Olimpico e tutti, ma proprio tutti, ne tessono le lodi, meritatissime. C’è però un lato triste che, certo, avrà un po’ offuscato la gioia del presidentissimo laziale dopo il trionfo di sabato. A Salerno le cose non vanno altrettanto bene: la squadra non carbura e inanella sconfitte, il pubblico si gela e il tecnico Ventura abbandona la panchina a pochi minuti dal termine della gara, poi perduta dalla Salernitana, per 4-3 contro il Cittadella.
In Veneto, i granata campani hanno colto un'altra sconfitta in trasferta, centrando la quarta partita di seguito senza vittorie. Sono andati prima in vantaggio, con Djuric, poi si sono lasciati rimontare e ribaltare fino al 4-1. Il calo del Cittadella, nel secondo tempo, ha portato la Salernitana a una rimonta che sarebbe stata compiuta solo se l’attaccante Giannetti, in pieno recupero, non avesse ciccato il pallone del 4-4 davanti al portiere Paleari. Gian Piero Ventura, però, non avrebbe visto il gol. È rimasto accomodato in panchina per tutta la seconda frazione di gara, restando seduto e senza dare, come suo solito, indicazioni ai calciatori in campo. Quindi – quando mancavano pochi minuti prima del fischio finale – s’è alzato e ha lasciato il campo di gioco. È, chiaramente, esplosa la ridda di ipotesi e di congetture: perché Gian Piero Ventura se n’è andato, s’è estraniato dalla partita? La società, che s’è chiusa in un silenzio stampa che dura dalla gara interna contro l’Ascoli del 30 novembre scorso (in quel caso fu decretato per protesta contro le decisioni arbitrali), ha diramato una nota in cui si imputa il comportamento del tecnico a un malessere fisico accusato dall'ex cittì della Nazionale durante la partita.
Intanto, però, a Salerno si è tornata a respirare aria di disaffezione. Il pubblico è in calo, contro l’Ascoli non c’erano che poco meno di 6mila persone: numeri bassini per una piazza calda come quella dell’Arechi. Lo spettro è quello della stagione scorsa. Quando i tifosi alzarono la voce e inscenarono lo sciopero del tifo. La società, diretta proprio da Claudio Lotito e il cognato Marco Mezzaroma, mise nero su bianco il suo impegno a costruire una squadra che potesse lottare per i più alti traguardi del campionato di B, la promozione in massima serie. L’arrivo di Ventura, determinato a “riprendersi indietro trentaquattro anni di carriera” e a “riportare la gente allo stadio” aveva esaltato la piazza, insieme alle prime vittorie e agli sprazzi di bel gioco fatti vedere dalla Salernitana. Poi, piano piano, la crisi. Alla crisi tecnica si è unito anche lo scetticismo sul pezzo pregiato del mercato. Alessio Cerci, infatti, non è ancora a pieno regime ed è infastidito da numerosi infortuni. La prima crisi a Salerno per Ventura, l’ennesima per i tifosi a cui i 268 chilometri che separano la loro città da Roma appaiono, di nuovo, più lunghi dell’attesa interminabile di Godot.
Eppure, pensano in Campania, qualcosa c’è di “granata” nella Lazio che ha impartito una severa lezione di calcio alla Juventus fenomenale di CR7, Dybala e compagnia scalciante. A cominciare da Luiz Felipe, il difensore brasiliano che a Salerno ha iniziato a indulgere al vizietto del gol; proseguendo col portiere Thomas Strakosha, i cui esordi non furono proprio esaltanti in granata ma, comunque beneauguranti: persino un giovanissimo Walter Zenga, dopo aver buscato sei gol in tre partite coi granata, uscì dal campo in lacrime pensando di volerla far finita col football; terminando con Simone Inzaghi, che avrebbe allenato lui la Salernitana nell’estate 2016 se quel “loco” di Marcelo Bielsa non avesse fatto saltare tutto abbandonando la Lazio.
A Roma, chi ha nel cuore il bianco e il celeste esulta. E la Lazio deve frenarne gli entusiasmi. A Salerno invece, chi segue le sorti dei granata, guarda la classifica e si incupisce. Pur sapendo che è troppo presto per analizzarla già ora. La classifica di B è cortissima e il campionato è appena agli inizi: in una manciata di lunghezze sono tutte lì, dai playoff ai playout; tutti gli obiettivi sono ancora alla portata di ciascuno, anche della squadra di Ventura che ha in paniere 19 punti. Però i tifosi, nei bar e suoi social, temono di ritrovarsi ad assistere allo stesso scenario di un anno fa: partenza lanciata, crisi di gioco e di risultati, salvezza più o meno risicata.
Salernitana-Crotone, in programma all’Arechi, è già una gara decisiva, da dentro o fuori, sia per le ambizioni dei campani che per quelle dei calabresi. E già c’è chi, a Salerno, torna a parlare di diserzione. Dando un dispiacere a Lotito proprio nell'ora più bella della sua Lazio recente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.