la MAGLIA NERA di

Un vecchio adagio: giornalisti contro commissario tecnico. Di solito porta bene. Come dimenticare, per esempio, il silenzio stampa inventato dalla truppa azzurra nel 1982? Nel mirino era finito Bearzot, etichettato sul Corsera come un decerebrato. Ma ci fu pure chi speculò sulla virilità di Tardelli e Cabrini (pensate un po’...) partendo dal fatto che i due si tenevano per mano durante gli inni nazionali. Questa volta la situazione è diversa. Mai visti e sentiti gli inviati italiani così aggressivi nei confronti dell’allenatore, specialmente quelli in forza alle testate romane, infuriati per la giubilazione del centrocampo giallorosso nella gara inaugurale. Con Lippi, giusto per andare poco lontano, non sarebbe successo. Al primo tackle, l’ex ct replicò con un’entrata altrettanto dura per ristabilire ruoli e distanza. Allora si disquisiva su chi pretendeva informazioni di prima mano: «Non fate i furbi, altrimenti faccio nomi e cognomi di chi mi cerca sul cellulare per avere soffiate in esclusiva», urlò Marcello. Adesso la questione è diversa: in discussione giocatori, formazione e modulo. Il paragone fra passato e presente, fra il tecnico di ieri (magari di domani) e quello di oggi, pende tutto da una parte. Questione di carisma. Lippi ce l’ha di natura e l’ha accresciuto nel corso della carriera; Donadoni si chiude a riccio e reagisce con stizza scambiando i giornalisti per avversari.

Pare quasi prevenuto con il mondo dei media che prende di petto chi si nega al confronto e risponde in modo evasivo. Addio leadership. La comunicazione è una scienza esatta, non si improvvisa: qualcuno glielo dica al ct che, a differenza del predecessore, non ha curriculum e in questo Europeo è già finito al tappeto.

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