"Magnini ha ricevuto sostanze dopanti": ma per il gip non ci sono prove

Il fidanzato di Federica Pellegrini lambito - ma comunque non indagato - da un'inchiesta sul traffico di sostanze della procura di Pesaro. Ma per il gip non ci sono le prove

"Magnini ha ricevuto sostanze dopanti": ma per il gip non ci sono prove

Filippo Magnini avrebbe ricevuto delle sostanze dopanti. L'ipotesi emerge dalle carte di un'inchiesta della procura di Pesaro - in cui il nuotatore non è comunque indagato - ma è stata rigettata dal gip.

Nella ricostruzione in edicola oggi sul Giorno, si scopre che il campione fidanzato a Federica Pellegrini sarebbe stato lambito da un'inchiesta su un traffico di sostanze dopanti ritrovate oltre due anni fa nel centro fisioterapico "Fisioradi". Intercettando le comunicazioni del titolare del centro, i pm marchigiani sono arrivati fino al nutrizionista di Magnini, dottor Guido Porcellini, già condannato a tre anni e otto mesi nel 2015 per traffico di cocaina.

Nel novembre di quello stesso anno Magnini presentò al medico il suo collega nuotatore Michele Santucci, che avrebbe chiesto al dottore di procurargli dei "funghi" (che poi lo stesso atleta pesarese si sarebbe premurato di chiarire, parlando con Porcellini, come "non fossero funghi"). Quindi, dopo che il medico ebbe fornito i dati per un versamento postapay, la procura richiede per lui una misura interdittiva.

Il gip Giacomo Gasperini, però, rigetta la richiesta dei pm poiché "le ricostruzioni della pubblica accusa sono significativamente messe in dubbio dai risultati degli esami affidati ai tossicologi e dal fatto che negli altri casi non si hanno a disposizione i prodotti ma solo un enorme materiale intercettivo di non agevole e univoca interpretazione".

In particolare le sostanze in questione non contenevano la molecola della somatropina.

Inoltre il giudice ha chiarito come i rapporti fra Magnini e il medico fossero legati a ragioni professionali, facendo "venir meno la chiave interpretativa funzionale all'impostazione accusatoria" della procura.

Il nuotatore olimpico, dunque, che avrebbe forse ricevuto sostanze dopanti ma in ogni caso non le avrebbe utilizzato, non è indagato e sarà al massimo testimone dell'accusa.

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