Per la prima volta da decenni, forse da sempre, la Scuderia Ferrari è in mano a uno che non ha nulla da perdere e sorride, sorride sempre. Avete presente un mastino che sorride? La Rossa è al guinzaglio di un uomo così, capace di morderti mentre ancora stai ridendo assieme a lui. E più la domanda appare complicata, più Fred Vasseur l'affronta scherzando, sorridendo, provando la battuta prima di infilarti i denti nella carne con una risposta che non cerca compromessi e va al sodo. Sensazione: i tifosi potrebbero dar fiducia a uno così; altra sensazione: anche gli uomini della scuderia potrebbero, anzi dovrebbero altrimenti quella è la porta. Farà tutto il possibile «per vincere subito perché questo è l'unico obiettivo che mi sono posto»; e per ottenerlo strattonerà come un mastino la sua gente perché lo porti verso quel succulento pezzo di carne chiamato mondiale. Fred è apparso così nella sua prima volta davanti a tutti noi. Un mastino, un duro garbato, dal sorriso facile che sente addosso tutta la pressione del mondo ma in fondo se ne frega perché ha solo da guadagnare e nulla a perdere. Alla peggio tornerà in quel cono d'ombra del motoracing puro dove si vince poco, dove ci si sporca nella categorie minori, dove ci si diverte ancora e che conosce da decenni. La sua forza e la garanzia per i tifosi stanno in questo: darà tutto per la causa senza distrazioni o la paura di farsi levare il giocattolo. I suoi predecessori, anche quelli che si perdono nella notte dei tempi, avevano sempre qualcosa di prezioso da conservare e proteggere. Chi era nato e cresciuto in Ferrari, Domenicali, Mattiacci, Binotto; chi per interessi vari era troppo legato alla Rossa, Arrivabene; chi era già famoso di suo, Fiorio, Todt, il primo uomo del gruppo Fiat pieno di allori nell'endurance e nei rally, il secondo idem, gruppo Peugeot, già un personaggio in Francia. Fred il mastino, no. Oltralpe pochi sanno chi sia, in Italia anche.
Impareremo a conoscerlo e a farci mordere col sorriso. «Vivo da trent'anni di corse e so che cosa devo fare come so che la Ferrari è una chiesa, ho pensato a questo quando ho firmato». E vuole profanarla. Ovviamente lo dice col sorriso. Per cui occhio.
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