C'è chi fa donazioni e chi non vuole mollare un centesimo. Ci sono due facce nel calcio come nella vita. Ci sono gesti generosi come quelli di Robert Lewandowski, il bomber polacco del Bayern, che ha donato un milione di tasca sua per aiutare ad affrontare l'emergenza Coronavirus. Ma c'è anche chi solleva le prime barricate di fronte a quello che sarà il nodo cruciale delle prossime settimane, per i grandi club del calcio, ma anche per quelli piccoli. Amnche perché un conto è donare di tua volontà, un conto è farsi imporre prelievi unilaterali in uno scontro tra ricchi.
Leo Messi e compagni hanno detto no alla proposta di Josep Maria Bartomeu, il presidente del Barcellona, che ha chiesto ai suoi di ridursi lo stipendio del 50 per cento a fronte delle gravi perdite che la società dovrà affrontare per mancati introiti da incassi, merchandising e diritti tv. Facendo oltre tutto uno sconto ai calciatori, rispetto all'applicazione della cassa intergrazione effettiva che scatterà per le altre sezioni professionistiche della polisportiva blaugrana e che abbatterà gli stipendi del 70%. Insomma, come sempre, un occhio di riguardo per i calciatori, che saranno il fiore all'occhiello del Futbol Club Barcelona, ma che anche in questo frangente dimostrano la loro refrattarietà al sacrificio.
In una Spagna che si avvia terribilmente a ricalcare, se non a superare, le dimensioni catastrofiche che ha avuto il virus in Italia, questa sacca di resistenza non è certamente una bella immagine. Vero è che la notizia è stata riportata da As, quotidiano madrileno notoriamente vicino al Real e quindi pronto ad evidenziare le magagne catalane, ma il fatto che in una situazione di recessione globale si rifiuti di tagliarsi lo stipendio un signore che guadagna 131 milioni di euro l'anno (tanta è la busta paga di Messi tra ingaggio e sponsorizzazioni) non può passare inosservato. Nel giorno in cui a far da contraltare alla resistenza blaugrana c'è il nobile esempio del Leeds, guidato dal Loco Marcelo Bielsa e decaduto in seconda divisione inglese, che ha offerto una volontaria riduzione degli ingaggi per far fronte al pagamento degli stipendi dei 272 dipendenti del club.
Il braccio di ferro tra Messi&C. e Bartomeu rientra sicuramente nel momento politicamente delicato che sta vivendo il club, in attesa del rinnovo delle cariche, con l'argentino che sembra impegnato in una lotta per scalzare l'attuale numero uno dal ponte di comando.
Ma potrebbe essere solo un anticipo di quanto si vedrà negli altri grandi club (a partire proprio da Real), per non parlare di come verrà affrontato lo stesso argomento in casa nostra, già in un clima di costante tutti contro tutti. Qui si litiga sulla ripresa degli allenamenti, figuriamoci quando si tratterà di mettere le mani in tasca ai calciatori. Con tutto il mondo delle serie minori che già vive in equilibri molto precari.
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