Stamane al via, ore 9 italiane, sapremo se il mondiale della Rossa è già chiuso o resta aperto con logiche possibilità di ribaltone. Evento, per la verità, molto improbabile. Perché Vettel è andato ko in qualifica e scatterà ultimo. Ed Hamilton è andato in pole, la numero 70. Davanti, va detto, di soli 45 millesimi a Raikkonen. Il che significa che il capo squadra Seb avrebbe centrato il primo crono, se non fosse stato appiedato a inizio Q1 dalla iella manifestatasi a Sepang nei panni di un turbo montato male sulla nuova unità (la numero 4). Le improbabili chance di ribaltone sono naturalmente affidate alle seguenti tre situazioni. La prima: si rompe anche la Mercedes. Cosa, fra l'altro, successa proprio a Lewis e proprio in Malesia, un anno fa, quando era in testa e gli esplose il motore. La seconda: una partenza di Hamilton simile a quella di Vettel a Singapore. Cioè suicida alla prima curva pur di tenere dietro Raikkonen. Terzo: un avvio di Kimi stile Verstappen, ovvero dimostrando - perché è vero - di non avere nulla da perdere e portando - questo è un eufemismo - all'errore Hamilton, magari complice proprio Verstappen in seconda fila. Anche perché, per via delle scorie lasciate da Singapore, l'olandesino e il finnico non se le sono mandate a dire. «Spero che nessuno mi chiuda a sandwich» come le Ferrari, ha detto Max; «e io spero invece di non essere colpito alle spalle da nessuno», ha ribattuto Raikkonen.
Se stamane alla 9 dovesse accadere qualcosa di simile a queste ipotesi, su un tracciato che per via dei due lunghi rettilinei rende i sorpassi non un'eresia, Seb avrebbe modo di sognare persino il podio o puntare a limitare i danni per salvare il salvabile.
Parcheggiate invece ipotesi, probabilità, sogni e macumbe varie, alla Ferrari non resta che dare tutta se stessa e sperare che un po' di contrattempi tornino a tormentare i rivali. Cosa, va detto, non facile visto l'accanimento con cui la dea bendata segue passo passo le imprese degli uomini di rosso vestiti. Il team principal Maurizio Arrivabene ha detto cose giuste, interpretando l'umore che attraversa i tifosi del Cavallino: «Non credo alla sfortuna ma se esiste è chiaro che con noi si sta impegnando moltissimo... Però siamo qui per lottare». D'altra parte, la sequenza degli ultimi mesi è tanto inquietante quanto imbarazzante e il campionato della Ferrari si è trasformato in una incredibile corsa ad ostacoli. C'è di tutto: contrattempi tecnici, umani, disumani. Persino l'ultimo momento di gioia, in Ungheria, due mesi fa, la doppietta firmata da Vettel e Raikkonen davanti a Bottas, è stato figlio dei patimenti. Kimi aveva infatti protetto il compagno (rinunciando al successo) perché Vettel aveva lo sterzo rotto. Dopodiché le vacanze estive, un Gp, in Belgio, in cui la iella aveva dato tregua, ma subito, a Monza, via di nuovo agli sgambetti del destino. Nel Gp d'Italia era stato Giove Pluvio, il venerdì, a scombinare i piani e la messa punto dei ferraristi. Riguardo a Singapore si è ampiamente detto delle colpe di Vettel e del team che non aveva messo in chiaro ruoli e modalità di partenza dei due piloti. Quanto a ieri, un problema tecnico figlio probabilmente di un pasticcio umano.
Che ci sta, succede, accade. È la sequenza ad essere disarmante. Come le parole sconsolate di Seb. «Ora sarà dura... ma nelle gare possono succedere tante cose, lo abbiamo visto due settimane fa a Singapore». Oddio, l'abbiamo visto anche ieri.
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