C'è una maglietta, bellissima, tutta da «sfogliare». Ha il colore rosso fuoco della passione con una striscia bianca che l'attraversa come freccia di Cupido nel cuore dell'innamorato. È la maglietta del Monza Calcio. Anzi, è la copertina del volume (foto) edito da Mondadori Electa dedicato ai 110 anni dell'AC Monza, dal 6 settembre in libreria. Il riferimento a Cupido non è casuale, visto che all'origine dello storico sbarco in Serie A dei brianzoli c'è proprio una storia d'amore. Quella che, da sempre, lega Adriano Galliani a questo club orgogliosamente «piccolo» divenuto, da qualche anno a questa parte, ambiziosamente «grande». Obiettivo «controcorrente», come nella migliore tradizione montanelliana: «Costruire il successo su valori morali ed etici». Esattamente la filosofia del grande Indro che, non a caso, tanto Berlusconi (presidente della società biancorossa) quanto Galliani (vicepresidente e ad) hanno ben conosciuto. Entrambi - parlando del Monza - si illuminano così come Montanelli si accendeva alla parola «Fiorentina»; del resto, cos'è il tifo se non un interruttore che ti ricarica di energia? E infatti le parole del presidente Berlusconi sprigionano scintille: «Portare il Monza nel massimo campionato in poco più di tre anni - scrive il Cavaliere nella prefazione - è stata la più bella soddisfazione della mia vita nello sport. L'ho detto il giorno della promozione e lo ripeto con convinzione ancora maggiore: è stato un traguardo più bello e più emozionante di una vittoria in Champions League». Gli fa eco il suo «socio» fin dai tempi (anzi, ancor prima) dei trionfi milanisti, quell'Adriano Galliani che è stato il «Richelieu» dell'epopea diplomatica-sportiva del Diavolo Rossonero: «Sono nato a Monza, battesimo, prima comunione e cresima mi sono state impartite nel Duomo di Monza; sono andato a scuola a Monza, sono diventato tifoso del Monza grazie alla mia mamma, ho fatto il dirigente del Monza, sono stato in prestito al Milan per trentun anni e sono tornato a casa mia. Il Monza è per me quello che Itaca è stata per Ulisse». L'AC Monza oggi compie 110 anni, specchiandosi nella citazione di Albert Camus: «Non esiste un altro posto al mondo dove l'uomo sia più felice che in uno stadio di calcio». Dalle 224 pagine del libro affiora il rapporto simbiotico tra città e squadra. Un'unica famiglia. Pronta a sfogliare l'album dei ricordi tra immagini romantiche e gallerie di personaggi: «parenti stretti» ancor prima che calciatori o dirigenti. E poi gli aneddoti, le divise grezzamente «sartoriali» del 1912 (l'anno in cui l'avventura ebbe inizio), le formazioni, le statistiche, i risultati.
Unico rischio: perdersi, alla guida della macchina del tempo, lungo i tornanti statistici dei numeri che hanno portato il Monza a giocarsela alla pari (beh, diciamo quasi «alla pari») con chi sulla maglia fa sfoggio di stelle.Ma quella che ogni settimana brilla sullo stadio «Brianteo», non è certo meno fascinosa.
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