San Martino di Castrozza Se Vincenzo Nibali anziché essere siciliano fosse veneto, probabilmente anche lui direbbe «davanti bisogna cambiar qualcossa».
Lui ci proverà a cambiar qualcossa, a fare un passettino in avanti, a spodestare o almeno ad avvicinare la maglia rosa Carapaz, che questa mattina partirà da Feltre, con un bonus di 1'54.
Oggi ultima tappa di montagna, prima dei 17 km contro il tempo di domani, a Verona. Ultime fatiche. Ultime montagne, quindi ultima occasione per sperare di poter far qualcossa. Si va su Cima Campo e poi sul Manghen. Poi anche sul Rolle, prima del Croce d'Aune e della salita finale fin su in cima a Monte Avena.
È qui che il ciclismo e la bicicletta subì una rivoluzione Copernicana. È sul Croce d'Aune, che un giovane corridore, non ancora industriale di fama mondiale grazie a questa intuizione, ebbe in pratica l'idea del cambio manuale. Quel manettino sul tubo traverso che permetteva di cambiare rapporto senza fermarsi. Quindi, senza svitare bulloni a farfalla e girare la ruota.
Gentullio Campagnolo, detto Tullio, era un modesto corridore professionista. «Pedalar xé duro e fadigar non piase a nisun. Mi so' sta' coridor, e so de cosa parlo», disse ad un giornalista della rosea negli anni Cinquanta. Ma il suo vero obiettivo era rendere la bicicletta più semplice. È l'11 novembre 1927, quando ha l'ispirazione. Si corre il Gp della Vittoria a Vittorio Veneto. I corridori arrivano alle pendici del Croce d'Aune, e come di prassi si fermano per girar la ruota e per inserire il rapporto da salita. Fa freddo e Tullio ha le mani letteralmente bloccate dal gelo. Per svolgere quella semplice operazione, ci mette oltre due minuti. Esclama: «Bisogna cambiar qualcossa de drio» (bisogna cambiar qualcosa dietro). Lo cambierà, nel 1933, inventando il cambio moderno.
Ieri in corsa è successo poco, quasi niente. Ha guadagnato 44 Miguel Angel Lopez, che sfrutta una libertà d'azione che non è concessa ai primi cinque in classifica. La maglia rosa resta sulle spalle di Richard Carapz, alle sue spalle il nostro Enzo, a 1'54. Terzo il sempre temibilissimo Primoz Roglic, a 2'16. E poi c'è lui, la mina vagante Mikel Landa, compagno di Carapaz che scalpita: 4° nella generale a 3'03.
La tappa di ieri finisce al colombiano Esteban Chaves, che vince a San Martino di Castrozza, anche se ieri il più forte di tutti è stato uno sfortunatissimo Andrea Vendrame, giunto secondo, nonostante gli sia caduta per ben due volte nel finale la catena.
Oggi si va sul Croce d'Aune, dove la bicicletta è cambiata, e si spera possa cambiare anche il Giro.
«Landa pedala molto bene ha detto lo Squalo - se avesse accelerato, l'avrei seguito. Sul Croce d'Aune sono sicuro si vorrà giocare le sue chance...». Il Giro è quasi perso, ma non è finito. Vincenzo lo sa bene: bisogna cambiar qualcossa...
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