Pecco dopo Valentino. Il "peso" e le lacrime di un trionfo in rincorsa

Titolo a Bagnaia 13 anni dopo Rossi e a 50 dal bis Ago-Mv Agusta: "Riportarlo in Italia, che tensione"

Pecco dopo Valentino. Il "peso" e le lacrime di un trionfo in rincorsa

Benvenuti nella nuova era del moto mondo e dell'Italia, l'era di Bagnaia. Primo anno d.V., dopo Valentino. Tredici stagioni sono passate dall'ultimo trionfo del fuoriclasse pesarese, ma finalmente la lunga astinenza è conclusa. Merito di Francesco Pecco Bagnaia, 25enne di Chivasso, provincia di Torino, che ha reso possibile qualcosa che sembrava impossibile a giugno, quando il ragazzo cresciuto nell'Academy di Vale si è trovato a novantuno punti di distacco da Fabio Quartararo, leader del Mondiale in quel momento. Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro su Pecco? Eppure, il ragazzo nato nel 1997, anno del primo titolo (in 125) del suo idolo Rossi, non ha mai smesso di crederci e, nell'ultima gara dell'anno di Valencia, ha completato l'opera e festeggiato il più grande traguardo della carriera. «È tutto bellissimo e fantastico. È stata la gara più dura e difficile della mia vita, la mia ambizione era di arrivare tra i primi cinque ma dopo 5 giri ho cominciato a soffrire con l'anteriore della moto. Non ha importanza. È stata lo stesso una grande giornata. E sono molto felice».

Abbraccia tutti i cari, Bagnaia. Il primo a venirgli incontro, però, è Fabio Quartararo, il rivale battuto, il re che cede il trono, ma soltanto dopo aver combattuto da leone. Che battaglia quella tra i due al secondo giro, si contano tre-quattro sorpassi palpitanti, in uno di questi i due vengono a contatto, l'aletta del ducatista vola via, un brivido sale lungo la schiena degli italiani. Dopodiché, per il francese diventa una gara tutta in salita, nel tentativo di recuperare sui tre battistrada, fra questi il vincitore Rins, ma senza successo. Alle sue spalle, invece, Bagnaia annaspa, non riesce a trovare ritmo, allora decide di gestire la sua gara, senza prendersi rischi: non è necessario. Finisce nono al traguardo, mentre Quartararo, che era costretto a vincere, è solo quarto.

Può iniziare così la festa. Lo abbracciano tutti. Papà Pietro, mamma Stefania, la fidanzata Domizia, la sorella Carola, il fratello Filippo, lo stesso Valentino. Lui quasi non ci crede. È pure pallido in volto. Dietro, intanto, il suo fan club prepara la festa, allestendo una passatoia di colore rosso, con la scritta 21-42-63, i tre numeri che ha portato nella sua moto da quando ha iniziato a correre nel motomondiale. Ma quello più importante è un altro, ovvero l'uno, che i suoi tifosi gli hanno appiccicato sulla carena. Arrivato al parco chiuso, gli porgono un casco d'oro. Lo guarda, poi lo alza al cielo. Aveva già vinto il titolo in Moto2, quattro anni fa, ma non potrà mai essere la stessa cosa. «Ho pianto - racconterà in conferenza stampa -, per questa incredibile vittoria. Ho sentito tanto in questi giorni la tensione sulle mie spalle, il peso di dover riportare questo titolo in Italia.

Ho parlato sabato con Vale, mi ha detto di essere orgoglioso che potevo giocarmi questo momento. Mi ha detto di essere felice, di divertirmi, e ho provato a farlo. Ma non ha funzionato (ride, ndr)». Per fortuna, ha funzionato tutto il resto.

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