No Joya, no party. Un sinistro al volo e un tocco sotto porta di Dybala su due assist (uno di petto!) di Abraham accendono la notte romanista all'Olimpico, che registra il 19° sold out consecutivo. Tre giorni dopo il gol decisivo al Genoa in Coppa Italia arriva la doppietta (la seconda con i giallorossi dopo quella al Monza) che di fatto mantiene la Roma agganciata al trenino per un posto Champions e di fatto spegne le speranze di nuovi ingressi nella zona europea della classifica. La Fiorentina, come il Toro e l'Udinese tanto per restare nella parte sinistra della classifica, è ormai lontana anni luce dalle romane e dall'Atalanta, le ultime in ordine di classifica tra le prime sette.
Due gli episodi che fanno girare la contesa a favore dei giallorossi: l'espulsione di Dodò, reo di due falli su Zalewski (duro il secondo che gli costa il rosso), che manda i viola in inferiorità numerica, e appunto la giocata di Dybala. Che contro la Fiorentina aveva segnato solo un gol nelle 14 sfide precedenti (nel 2015 alla prima stagione con la Juventus). E che alla fine del primo tempo scambierà la maglia con il viola Kouamé prima di concedere il bis nel finale, prima che Mourinho gli offra - come ad Abraham - la standing ovation del pubblico.
Sono già sette i gol dell'argentino in 12 partite giocate, in pratica uno ogni due gare. Da agosto (gara con il Monza, appunto, e non a caso c'è la doppia firma del campione del mondo anche in quell'occasione) i giallorossi non vincevano una gara con due o più gol di scarto. E sono appena dieci le reti realizzate all'Olimpico (Abraham non la fa addirittura da marzo), meno fortino di un tempo nonostante i continui pienoni. Roma cinica, si dirà: due tiri, due gol. Ma forse con poca qualità - ieri era pure senza Zaniolo, fischiato da qualche tifoso in Coppa e difeso da Mourinho anche da attacchi esterni, fermato da un virus intestinale e della febbre -. O magari con una fase difensiva (vedi i 26 clean sheet nell'era dello Special One) vero marchio di fabbrica del progetto. E con un mercato condizionato dai paletti del fair play finanziario e quindi «creativo, usando un'espressione del general manager della Roma Pinto.
La Fiorentina, pure in dieci, non rinuncia ad avere due attaccanti e a provare a farsi vedere dalle parti di Rui Patricio.
Ma di emozioni la gara ne regala davvero poche, come di tiri verso le porte di Rui Patricio («impegnato» solo da un rasoterra di Amrabat e da Kouamé allo scadere) e Terracciano, incolpevole sui gol. Roma a piccoli passi, dunque, ma per la Champions - e di questo, ne siamo certi, è convinto anche Mourinho -, serve qualcosa di più.
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