Caro Donadoni, il Parma è arrivato a 17 partite senza perdere e domani c'è la Juventus: tocca ferro?
«Non sono superstizioso, se è questo che vuole sapere».
Altra curiosità: come è nata questa striscia strepitosa?
«Semplicemente. Abbiamo applicato al lavoro mio, del presidente Ghirardi e del direttore Leonardi tre criteri: buon senso, razionalità, massimo dell'impegno».
D'accordo, ma queste sono parole. Poi ci sono i fatti. Per esempio Schelotto: battezzato bidone all'Inter, caduto in basso col Sassuolo e risorto con il Parma. Come lo spiega?
«Quando è arrivato io gli ho detto: guarda che a Bergamo, dove conservo qualche amico, godi di pessima fama ma sono pronto a ricredermi. Lui mi ha risposto: mister, mi dia la possibilità di giocare e non se ne pentirà. Non mi sono pentito. Lui ha forza, volontà e tanta corsa».
La formuletta magica per Cassano invece?
«Parlare tanto e usare quantità industriale di buon senso. Una volta gli ho detto: non mi vergogno a confessarlo in pubblico, ho parlato più con te che con mio figlio grande. Lui è uno che acchiappa, se sai toccare i tasti giusti: rimase colpito da quella frase. E da gennaio in poi è stato perfetto. Non nascondo che abbiamo avuto momenti difficili».
Forse questo è il picco più alto della sua carriera da allenatore...
«La spiegazione è semplice: ho avuto la possibilità di lavorare per un periodo piuttosto lungo. E poi godo di uno staff di primissimo livello».
Rimpianti per la Nazionale e per il Napoli?
«In azzurro credo di aver fatto bene. Non lo nego: mi sarebbe piaciuto continuare dopo l'europeo, ma ho rispetto per la scelta fatta da Abete. Lo stesso dicasi per Napoli: a volte penso cosa sarebbe successo se avessi potuto portare a termine in quella città il mio lavoro».
Lo sa che è stato appena rinnovato il contratto di Prandelli per altri due anni?
«Ah sì? Non lo sapevo. Sono contento per Cesare, è mio ottimo amico: sarà una spinta psicologica in più per preparare al meglio il mondiale».
Con lei, nel Parma, lavora anche il figlio di Cesare, Niccolò: caro Donadoni non ha mai raccomandato Cassano al Ct?
«Mai fatto. E sa perchè? Perchè se lo avessero fatto quando ero io Ct, mi avrebbe provocato un evidente fastidio. Una sola volta il discorso è caduto su Cassano. E Cesare ha fatto una battuta: digli di tenersi in linea. Stop: fine delle trasmissioni».
A proposito di amicizia, che effetto le ha fatto l'accoglienza calorosa dei tifosi del Milan?
«Mi ha fatto venire la pelle d'oca!».
Non le ha fatto una grande tristezza vedere la curva semi-vuota contestare il Milan squadra?
«Da vecchio tifoso milanista, ho provato una grande tristezza».
A Milano ha fatto un certo rumore anche la notizia curiosa di Crespo inviato da Seedorf come spia a vedere gli allenamenti del Parma...
«Francamente non so come sia andata. Ma glielo dico in modo semplice: se Seedorf avesse avuto bisogno di qualche informazione sul Parma, avrebbe potuto chiamarmi al telefono, non ho segreti da custodire!».
Uno pensa a Donadoni e dice: grazie, ha avuto fior di allenatori. Da chi ha appreso di più?
«É vero, sono stato uno fortunato. Tutti pensano solo a Sacchi e Capello. Io aggiungo, se permettete, anche Parreira e Liedholm. Da Arrigo ho preso il suo essere maniacale. Io sono moderatamente maniaco. Da Capello ho preso la duttilità: lui era capace di litigare in modo aspro e il giorno dopo era tutto cancellato, dimenticato. Questa lezione mi è servita moltissimo perchè tutti i giorni sei alle prese con i calciatori che sono campioni di individualismo».
Adesso c'è la Juve e il rischio, concreto, di perdere l'imbattibilità...
«Nessun problema, caro amico. Bisogna avere rispetto per la sua marcia trionfale e riconoscerne i meriti. La Juve è una bella corazzata, mi ricorda il Milan di Fabio Capello, collezionista di 4 scudetti in 5 anni. Anche nelle partite più complicate, tira fuori la zampata».
Niente a che vedere con Real Madrid-Barcellona...
«Certo e si è visto che anche in Spagna hanno i loro guai per via degli arbitri».
Scusi Donadoni, ma dove pensa di arrivare con questo Parma?
«Non lo so.
Lo sa che c'è la possibilità di portare al mondiale Parolo, Paletta e Cassano?
«Lo so e sarebbe per me quasi come uno scudetto».
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