È la resa dei... Conte. Può togliere alla Juve il sogno Champions

Il tecnico a 10 anni dai trionfi in bianconero va a Torino da campione contro l'ex confusa

È la resa dei... Conte. Può togliere alla Juve il sogno Champions

Peggio di così non poteva essere per gli juventini. Meglio di così era inimmaginabile per gli interisti. Conte si presenta a Torino, dieci anni dopo quel maggio in cui ebbe inizio la sua avventura grandiosa di allenatore che lo ha portato a conquistare cinque titoli nazionali con tre squadre diverse. Si presenta nello stadio che lo ha visto tre volte campione in panchina e va a celebrare uno scudetto fortissimamente voluto, inseguito alla fine ottenuto con i meriti del campo e dell'impegno massimo. Si presenta come giustiziere, per eliminare una concorrente tecnica e di ristori per il torneo europeo. Ritrova, Conte, la sua Juventus che tale non è più e non per possesso contemporaneo altrui, Pirlo, ma perché la squadra e il club hanno smarrito quei connotati che da sempre l'hanno individuata nella folla del calcio italiano. Vive, la Juventus, un momento di grandissimo imbarazzo perché nessuno sa quello che possa e potrà accadere, nessuno sa e fa nulla, nessuno può ipotizzare un futuro prossimo che può dipendere dal risultato di oggi ma da questo può anche prescindere, se si dovessero controllare i conti economico finanziari. L'imbarazzo di Pirlo, l'imbarazzo della dirigenza, uno stato d'essere mai accaduto prima d'ora alla Juventus o, per essere più precisi, avvenuto quando il club dipendeva da Gianni Agnelli prima e da Umberto Agnelli dopo.

Era un altro football, la realtà finanziaria del mondo calcistico non aveva contorni e conseguenze così deflagranti, il calcio dei ricchi scemi, frase di Giulio Onesti riservata ai presidenti dei club, comunque se la cavava, le grandi famiglie tenevano in piedi situazioni non felici. Oggi i due club più famosi, insieme con il Milan, del nostro football, si affrontano con pesantissime situazioni contabili ma l'Inter maschera le preoccupazioni con la vittoria del titolo e con alcune gag folkloristiche che coprono magagne. L'Inter giocherà come se dovesse ancora vincere lo scudetto, questa è la giusta mentalità del suo allenatore ma sono anche comprensibili e prevedibili una certa leggerezza e spavalderia dovute alla sicurezza del trionfo. La Juventus è nella situazione opposta, sull'orlo di una crisi di identità oltre che di un crollo finanziario, nel caso ormai assai probabile di una mancata qualificazione alla champions league. La squadra denuncia apatia e stato d'ansia, i continui cambi di formazione, non tutti dettati da infortuni o covid, non hanno dato garanzie e sicurezza, soprattutto a centrocampo già partito in handicap per la mediocrità di alcuni interpreti (Arthur, Bernardeschi, McKennie) e l'involuzione di altri (Bentancur, Ramsey) malissimo assemblati in sede di mercato. All'inesperienza dell'allenatore si è aggiunta l'incertezza e a volte l'incapacità a scegliere le giuste soluzioni.

Infine le imprevedibili traiettorie della dirigenza, dall'area sportiva alla vicepresidenza, allo stesso presidente, hanno completato un quadro che illustra il passaggio di consegne in campionato e anche la svolta del club bianconero. Quello che era il derby d'Italia è diventata la resa del Conte. Oggi la vittoria dell'Inter sarà la vittoria di Conte. La sconfitta dell'Inter sarà la vittoria della Juventus ma non di Pirlo. È la legge del calcio.

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