C'erano Combi-Rosetta-Caligaris..... , la Juventus del quinquiennio, in alternativa c'erano Guerra e Binda. Le figurine non erano dei calciatori ma del Feroce Saladino. Di tennis si parlava poco, roba da nobili tipo Uberto de Morpurgo, il barone-banchiere. Anni dopo vennero Gianni Cucelli, nato come Kucel nella Fiume austriaca e poi italianizzato, e Marcello Del Bello, romano. La prima coppia di valore internazionale del tennis italiano, due combattenti che si esaltavano e vincevano soprattutto in coppa Davis.
Dalla seconda metà degli anni Cinquanta il tennis diventa invece sinonimo di Nicola Pietrangeli, conquistatore di grandi tornei come Parigi, inossidabile recordman della coppa Davis, talentuoso e stilista. E c'era un gigante di due metri, giunto anche lui da Fiume, catapultato nel tennis per la potenza atletica. Vinceva per il servizio fulminante, il più potente dell'epoca. Con Nicola formò una delle coppie più forti del mondo, solo australiani e statunitensi sapevano batterla. Raccolse l'eredità di Cucelli e Del Bello. Dei grandi tornei, quelli che danno gloria, restava il tabù dell'erba di Wimbledon. Non entri nella leggenda se non vinci nel santuario londinese. Nicola e Orlando ci provarono esaltando tutta l'Italia, sarebbe stata la grandissima impresa. Era il 5 luglio 1956. Inciamparono però sull'ultimo ostacolo, tre set a zero per Roy Emerson e Neale Fraser, mitici australiani. La sconfitta più severa nel magnifico decennio. Ma è come se Nicola e Orlando avessero vinto.
Tanto diversi per gioco, valenza fisica e carattere vennero poi Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, pilastri della squadra con Barazzutti e Zugarelli che 40 'anni fa cancellò un altro tabù del tennis, la Davis solo sfiorata da Pietrangeli-Sirola.
E le donne? Nel doppio si ricordano Lea Pericoli e Silvana Lazzarino, troppo distanti però dai vertici internazionali.
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