La Signora dritta in finale danzando lenta sull'Inter

I nerazzurri ci provano, Pirlo & Co li imbrigliano e Cr7li grazia. Scontro Conte-Agnelli. Il tecnico dell'Inter: "Maleducati"

La Signora dritta in finale danzando lenta sull'Inter

Torino - Passa la Juventus. Che, grazie allo 0-0 di ieri sera allo Stadium, raggiunge così la finale di Coppa Italia dove affronterà la vincente di Atalanta-Napoli: appuntamento al Meazza mercoledì 19 maggio. Sarà quindi la Signora ad andare a caccia della coppa nazionale già vinta tredici volte: l'Inter ci riproverà l'anno prossimo, chissà se ancora con Conte in panchina e con quale società alle spalle, visti i chiari di luna. Tanto più dopo il finale ad alta tensione tra il tecnico e il suo ex presidente, Agnelli, comprensivo di battibecco in cui è finito di mezzo anche Marotta intervenuto in difesa del proprio allenatore. Conte: «La Juve dica la verità... maleducati».

Per eliminare i campioni d'Italia, che si erano imposti 2-1 nel match di andata, ai nerazzurri sarebbe servita una vera impresa, capace anche di fare a cazzotti con la tradizione negativa allo Stadium: qui, prima di ieri, l'Inter si era infatti imposta solo una volta e sulla panchina juventina sedeva Antonio Conte. Una vita fa, insomma.

Ci si aspettavano i fuochi d'artificio e, tutto sommato, lo spettacolo non è mancato nonostante l'assenza di gol: Juve con Alex Sandro e Rabiot sulla sinistra per arginare Hakimi e Barella, Inter con Eriksen insieme a Brozovic e Darmian sulla fascia sinistra. Cominciavano meglio i campioni d'Italia, ma la prima occasione capitava sui piedi di Lautaro: El Toro calciava però maldestramente il terreno e una porzione del piede di Bernardeschi, fallendo una conclusione che pareva agevole. Errore che peserà, ovviamente. E che faceva gridare allo scandalo la panchina nerazzurra per un presunto fallo da rigore che in realtà non c'era. Comunque sia, solo Inter per gran parte del primo tempo: Lukaku però si limitava a fare da sponda e il solo scatenato Hakimi non bastava per impensierire Buffon. In realtà, su punizione di Eriksen, per poco il belga non trovava la deviazione vincente: palla a lato, Juve salva. Ma spaventata, questo sì. Quando però non centri lo specchio della porta, diventa difficile recuperare lo svantaggio. Ritmi alti quasi sempre, anche. E, nel finale di tempo, un paio di tentativi di Ronaldo più velleitari che altro aiutavano la Signora a tirare il fiato. In sintesi: meglio l'Inter a livello di gioco, però troppo superficiale e/o imprecisa nel momento di concludere a rete.

Juve così così, senza la linearità di Arthur e l'energia di McKennie (entrerà strada facendo) in mezzo al campo e con Kulusevski dedicatosi quasi esclusivamente alla marcatura su Brozovic. Un sinistro di Hakimi inaugurava la ripresa, Conte osava di più mandando in campo Perisic per Darmian: Ronaldo graziava Handanovic, Sensi subentrava a Eriksen ma era ancora CR7 a costruirsi la palla del possibile vantaggio prima dello sforzo finale nerazzurro.

Che però non portava a nulla di concreto e che permetteva alla Juve di festeggiare.

Archiviata la Coppa, che Conte non ha mai vinto da allenatore, parola di nuovo al campionato: sabato la Juve sarà a Napoli, domenica l'Inter ospiterà la Lazio. Sapendo di avere ormai solo un palcoscenico.

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