La Signora va in Chiesa, esorcizza il Diavolo e torna in scia scudetto

Doppietta dell'ex viola, poi McKennie. Stavolta per i rossoneri niente rimonta. E i cugini dell'Inter restano a -1

La Signora va in Chiesa, esorcizza il Diavolo e torna in scia scudetto

La Juve è tornata in gioco. Ha liquidato i resti della capolista Milan rimasto ancora in cima alla classifica per la sconfitta dell'Inter. Il 3 a 1 di ieri sembra confermare alcune delle virtù del vecchio dittatore del calcio italiano: ha una cifra tecnica strabordante. Ha sfondato nella ripresa, quando la fatica e le ridotte forze dei rossoneri, hanno scavato il fossato. Il Milan ha perso lo scudo magico della sua imbattibilità durata 27 turni, addirittura dal giugno del 2020 fino a ieri sera, tra una stagione e l'altra. È stato piegato anche dal Covid che in mattinata l'ha privato di Krunic e Rebic, dopo avergli tolto tra squalifiche e infortuni, altri 5 titolari. Troppe assenze per non pagare dazio al cospetto della Juve. Che ha avuto vita dura per un'ora. Chiesa è stato lo splendido eversore, Leao per una volta ha oscurato CR7 ma quando sono arrivate dalla panchina bianconera i rinforzi, beh non ha più retto. Pioli non ha niente da rimproverarsi: ha sempre risposto colpo su colpo, mai rifugiandosi nel nascondiglio di Donnarumma. Calhanoglu e Kessiè hanno provato a reggere l'onda d'urto.

Decimate dal Covid e da un bel po' di infortuni, specie in casa di Pioli, Milan e Juve giocano - le Asl non intervengono - e giocano una sfida che non sembra risentire delle assenze eccellenti. Nella prima frazione apre la Juve, chiude il Milan, tra lampi di giocate d'autore e corse generose per colmare le lacune inevitabili. Sgabbia dai blocchi la Juve che lucida subito il talento strepitoso di Chiesa, per niente intimorito dalla presenza di Theo Hernandez, per mettere subito in crisi la difesa rossonera: sono sue le prodezze balistiche, sulla prima scheggia il palo di Donnarumma, sulla seconda, lanciato da un tacco geniale di Dybala, mira e trova l'angolo lontano per regalare il meritato vantaggio ai suoi. Il Milan, come spesso gli accade, prova a ripartire mettendo da parte il palleggio (senza Bennacer, Rebic, Ibra, Tonali come potrebbe fare?) per accorciare in avanti e lanciare Leao che è la spina in gola della difesa bianconera. Due volte il portoghese sfiora il bersaglio prima di preparare il contropiede che consente a Calabria, dal limite, di firmare il secondo sigillo del torneo. La Juve protesta per un precedente contatto tra Calhanoglu e Rabiot all'origine della ripartenza rossonera.

Per tornare davanti nella ripresa, la Juve ha sempre bisogno di Chiesa, il suo asso nella manica della serata. Gli basta, allo scadere dell'ora, una palletta banale servita al limite dell'area per cogliere ancora una volta impreparato Theo a chiudere la visuale del tiro e col sinistro può imbucare la palla nel palo lontano di Donnarumma. A quel punto servono anche i ricambi e Pirlo può volgersi verso la panchina e scegliere il meglio a sua disposizione: Kulusewski e McKennie sono le energie per sostituire Chiesa, con un piede ammaccato, e Dybala spremuto. E proprio da loro due arriva il 3 a 1 della Juve che mette il Milan con le spalle al muro e chiude i conti della sfida.

Lo svedese ara il prato dalla parte destra saltando Romagnoli ma sulla palla morta l'americano arriva prima di tutti e può infilare una saetta sotto la traversa. Pioli invece fa con quello che ha, poco a dire il vero: Diaz è l'inevitabile ricambio dell'acerbo Hauge, poco utile alla causa nella serata.

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