Spagna da mondiale. L'Italia piccola e umiliata è rimandata a novembre

Il ct Ventura sbaglia le scelte: centrocampo inesistente e difesa allo sbando. Isco e Morata si divertono

Spagna da mondiale. L'Italia piccola e umiliata è rimandata a novembre

nostro inviato a Madrid

L'implacabile legge del Bernabeu colpisce ancora. E il ritorno dell'Italia sull'illustre palcoscenico dove 35 anni fa scrisse una delle pagine più belle della sua storia si rivela amarissimo. Un ko senza attenuanti quello incassato dalla squadra di Ventura che pure si era presentato all'appuntamento con l'abito buono (il 4-2-4 che spesso è declinato in un 4-4-2 in base agli avversari). Ma la Spagna - 56 risultati utili di fila in casa - è stata di un altro pianeta, capace di affossarci già nel primo tempo nonostante un atteggiamento tattico che non prevedeva una punta di ruolo, pur essendo tra i convocati l'ex madridista Morata - che poi entrerà a 20 minuti dalla fine e metterà il suo sigillo sul match - e il Pichichi delle Furie Rosse David Villa, schierato sui titoli di coda per ricevere la standing ovation del pubblico. Così l'eroe della serata diventa Francisco Roman Alarcon Suarez, meglio conosciuto come Isco, l'ex Golden boy del calcio spagnolo e ormai un idolo dei tifosi del Real Madrid. Prima doppietta in Nazionale e tre gol (dei cinque realizzati con la Roja) nel solo 2017.

Nell'esame più tosto, la truppa di Ventura esce dunque bocciata e ridimensionata. Come era accaduto alla Juve nelle due finali di Champions contro Real e Barcellona, che forniscono quasi la metà dei convocati delle Furie Rosse. Segno che il calcio spagnolo resta ancora più di un gradino sopra di noi, nonostante nel ranking Fifa ci sia davanti solo di una posizione. La Roja ci aveva già dominato all'andata, ma noi fummo bravi a non perdere. Ieri è stata tutta un'altra storia.

Persino gli uomini che dovrebbero fare la differenza in azzurro, soprattutto l'ombra di Verratti, hanno steccato l'appuntamento di gala. Cade così dopo 11 anni l'imbattibilità dell'Italia nelle partite di qualificazione (interrotta una serie di 56 gare senza ko, l'ultimo con la Francia a Parigi, proprio dove 15 mesi fa avevamo bastonato la Spagna chiudendo il ciclo Del Bosque). E ora, come ampiamente pronosticabile con la presenza della Roja nel nostro girone, la strada per Russia 2018 passerà dagli spareggi di novembre. Dove le avversarie, se gli azzurri saranno testa di serie come risulta dal ranking attuale, usciranno da un lotto oggi ipotizzabile tra Svezia, le due Irlande, Montenegro o Danimarca, Slovacchia, Grecia e una tra Ucraina, Croazia e Islanda. Salvo qualcuno, non certo avversari da far tremare vene e polsi, però un playoff è sempre pericoloso.

Ventura aveva deciso di affidarsi agli uomini convocati per l'ultima uscita delle qualificazioni a Udine. E consegna una maglia da titolare al "ribelle" Spinazzola che pure non ha giocato un minuto in stagione. Ma le gare di settembre tradizionalmente sono una iattura per l'Italia e in questo senso il calendario del girone non ci ha aiutato. Un'Italia brutta, mai veramente in grado di impensierire la Spagna. E nemmeno il più in forma della truppa, Insigne, ha potuto fare la differenza, costretto spesso ad arretrare troppo nel mosaico azzurro.

La scelta del "falso nueve" di Lopetegui si rivela azzeccata. In campo va il talentino del Real Asensio, appena 21 anni ma già in rete in una finale di Champions. L'assenza in extremis di Chiellini toglie forse qualcosa ai meccanismi oliati della difesa, ma Bonucci non è esule da errori e rischia grosso (solo il giallo per lui) su un'incursione di Asensio che il milanista ferma con un fallo. La Spagna gestisce la gara a suo piacimento.

Gli azzurri nel primo tempo si vedono solo con una zuccata di Belotti sventata da De Gea e nel secondo con un'iniziativa e una punizione di Insigne, oltre a un tiro di Gabbiadini che con Bernardeschi ed Eder non può salvare la barca che affonda. Poi solo Spagna in una notte di festa.

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